di Nautilus
In occasione del quarantaquattresimo anniversario della strage alla stazione di Bologna è andata in scena una baruffa per certi versi primitiva, tipica di questa stagione politico-mediatica. Stavolta la prima sparata è venuta, diciamo così, da sinistra. Dal presidente di un’Associazione che peraltro è benemerita. Dal 1981, per tenere viva la memoria del più vile e sanguinoso attentato terroristico nella storia del dopoguerra italiano, i famigliari delle vittime si sono riuniti in un’Associazione, che da decenni svolge un’attività continua, ogni anno destinata a culminare nel discorso del suo presidente, nelle celebrazioni del 2 agosto. Stavolta il presidente, Paolo Bolognesi ha fatto un discorso ricco di affermazioni hard, dicendo tra l’altro; “Le radici di quell’attentato affondano nella storia del postfascismo italiano, nelle organizzazioni nate negli anni Cinquanta dal Movimento sociale: Ordine nuovo e Avanguardia nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di governo”. Per Bolognesi esisterebbe una continuità tra i terroristi-golpisti di estrema destra che misero le bombe e il partito di Giorgia Meloni. Un’affermazione sopra le righe. Anche perché negli anni terribili degli attentati, organizzati dai Servizi e realizzati dai terroristi fascisti, la destra parlamentare – l’Msi di Almirante – era in fortissimo contrasto, umano e politico, con gli ex camerati e di conseguenza, oggi, una destra di governo degna di questo nome avrebbe la possibilità di rivendicare quella rottura. E invece no, loro sono quelli che sono: incapaci di controbattere razionalmente ma solo visceralmente. Ma una sinistra che sente il vento in poppa ha il dovere di restare ancorata ai fatti, soprattutto quando i fatti parlano da soli, anzi, cantano: non c’è bisogno di farli urlare. Perché in politica, è sempre meglio dire la verità, o al massimo incorrere nel peccato di omissione. Ma c’è un altro rischio: il campo delle opposizioni si vede già al governo e i suoi leader si sentono perciò autorizzati a spararla grossa. Ma l’eccesso di sicurezza è un cattivo consigliere e può portare fuori strada. Rimettersi in carreggiata non sempre è semplicissimo.