di Nautilus
In tutta Europa si riconosce in Altiero Spinelli uno dei padri dell’europeismo, uno degli ispiratori dei principii che sono alla base della costruzione dell’Unione europea, quale la conosciamo. Spinelli, rompendo col padre fervente socialista, si era iscritto al Partito comunista nel 1924, quando fu assassinato Giacomo Matteotti. Arrestato e incarcerato, dopo aver elaborato assieme ad Ernesto Rossi e ad Eugenio Colorni il Manifesto di Ventotene, spese il resto della propria vita per far avanzare l’ideale europeista. Nel corso degli anni Cinquanta si allontanò dal Pci, finché incrociò il proprio destino con quello di Pietro Nenni, alla fine degli anni Sessanta, tornato per l’ultima volta al governo, come Ministro degli Esteri. Nenni pensò che Spinelli potesse rappresentare degnamente l’Italia nei primi organismi europei, ma dovette lasciare l’incarico per una delle tante crisi di governo di quegli anni. Ma non rinunciò al suo progetto, come ci racconta una lettera riservata, che inviò ad Aldo Moro, suo successore alla Farnesina e che ora ci è rivelato dalla recente pubblicazione del “Carteggio ritrovato” tra i due leader. Nenni si permette di “raccomandare” Spinelli e lo fa con una lettera segnata da gran rispetto e senso delle istituzioni. Il 7 aprile 1970 Nenni ricorda che quando era alla Farnesina, sua intenzione sarebbe stata quella di nominare Spinelli alla Commissione europea: “Naturalmente non presi impegni che vincolassero l’amministrazione. Vedi tu”. Aldo Moro vide bene e tre mesi dopo, per telegramma, comunica a Nenni la nomina di Spinelli. Quella esperienza a Bruxelles, che durò sei anni, consentì a Spinelli di conoscere gli ambienti della nascente Comunità europea, li approfondì da parlamentare europeo e il suo apporto è rintracciabile in molti dei documenti più avanzati dell’attuale Unione. Nel 1980 l’Avanti! titolò “Grazie Nenni”. Per tantissime ragioni, che via via riaffiorano nel corso degli anni.