Ponte sullo Stretto, l’eterna incompiuta della politica italiana

di Stefano Amoroso

Chissà se Matteo Salvini, in vena di emulazione del suo idolo politico Donald Trump, ha considerato l’ipotesi di ribattezzare lo Stretto di Messina, intitolandolo al re Ferdinando II delle Due Sicilie. Fu lui infatti, nel lontano 1840, a pensare per primo alla realizzazione di un moderno ponte per unire la Sicilia al continente europeo. Il sovrano borbonico, dopo aver fatto fare un progetto preliminare ai migliori ingegneri ed architetti del Regno, rinunciò per gli alti costi, difficilmente ammortizzabili per le casse del reame. Nel marzo 2023, il Governo Meloni ha rilanciato il progetto, che giaceva nei cassetti ministeriali sin dal 1952 ed era stato oggetto di diversi studi e ricerche. Con i fondi del Pnrr ed il mandato popolare delle ultime politiche, si devono esser detti i capi del centrodestra, supereremo tutti gli ostacoli. Ecco quindi che ha preso forma l’eterno sogno (od incubo, dipende dai punti di vista) della politica italiana: un ponte sospeso sia stradale che ferroviario, lungo 3666 metri, con una campata centrale di 3300 metri che lo renderebbe il ponte sospeso con la campata centrale più lunga del mondo. Anche l’altezza delle torri (382,6 metri) sarebbe impressionante ed all’altezza della maestosità dell’opera, con un’altezza del ponte stesso (cosiddetta “luce libera sotto il ponte”) di ben 76 metri, per consentire il passaggio anche delle navi più grandi. Il ponte è progettato per ospitare sei corsie stradali (tre per ciascun senso di marcia) e due binari ferroviari, integrando così il trasporto su gomma e su rotaia. Il costo previsto è di ben 13,5 miliardi di euro, ma c’è già chi scommette che il costo finale lieviterà ben oltre i 15 miliardi. Pare un’opera costruita per favorire la connessione con le grandi reti di traffico (sia merci che persone, tra cui i turisti) nazionali ed internazionali. E quest’ultima prospettiva giustificherebbe il cofinanziamento europeo all’opera, che coprirà il 50% del costo della ferrovia sul ponte. Calcolare l’esatto ritorno economico dell’opera è tuttavia esercizio di pura fantasia, se non si creano le condizioni favorevoli allo sviluppo di Calabria e Sicilia, ed in generale del Sud Italia. Per il traffico turistico internazionale in arrivo in Calabria e Sicilia, infatti, ad oggi sono molto più importanti ed utilizzati gli aeroporti che non la ferrovia o l’autostrada. Di conseguenza, penserebbe una persona di buon senso, perché prima non rafforzare ed ampliare l’offerta di aeroporti come quello di Lamezia Terme o Catania? Soprattutto dopo i tragici incendi dell’estate 2023 nello scalo del capoluogo etneo, che causarono la perdita di enormi flussi turistici e gravissimi disagi alla popolazione? Altri due grandi ostacoli allo sviluppo del Sud, ed in particolare di Sicilia e Calabria, sono la scarsità d’acqua, diventata tragicamente evidente nella scorsa estate, e le reti stradali e ferroviarie locali, che versano spesso in condizioni precarie e necessitano di una robusta manutenzione. Tuttavia la costruzione del Ponte potrebbe essere, come già accaduto con altre grandi opere, lo stimolo per fare ciò che per troppo tempo è stato tralasciato. Sono tutte domande che restano aperte e senza risposta, almeno per ora. Così come resta aperta la domanda più importante di tutte: ovvero la sicurezza sismica dell’opera. Il Ponte, infatti, attraverserà una delle zone a maggior rischio sismico e vulcanico d’Europa. Alcuni esperti ritengono che un ponte sospeso non sarebbe sicuro in caso di forti terremoti. A destare la maggior preoccupazione è la faglia attiva di Cannitello, che si trova pericolosamente vicina al Ponte. Accanto a questi dubbi, inoltre, ce ne sono altri che riguardano le possibili infiltrazioni mafiose nella costruzione dell’importante manufatto, ed i possibili danni all’ecosistema, visto che il territorio dello Stretto di Messina è la dimora abituale di molte specie marine, terrestri e volatili. Proprio alcuni uccelli, inoltre, migrano utilizzando rotte che attraversano lo Stretto. Cosa accadrà quando ci sarà un gigantesco ponte in mezzo? Non ci appartengono le illazioni e le ricostruzioni tendenziose al limite del diffamatorio, che sembrano care ad un certo tipo di giornalismo. Pertanto, nella miglior tradizione del socialismo italiano, il nostro giudizio sulla bontà dell’opera è positivo – Craxi la definì opera avveniristica negli anni ’80 – purché ci siano tutti gli elementi necessari a corredo: i più importanti sono la chiarezza, e le garanzie sulla sicurezza dei cittadini.

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