Pena certa, giusta e utile. La proposta dei socialisti

di Enzo Maraio

La situazione penitenziaria italiana è oltre ogni soglia di tollerabilità. Decenni di colpevole inerzia dei governi e dei parlamenti ha determinato il cortocircuito attuale, in cui nessuno può trovare una via d’uscita a legislazione vigente. La situazione è rimasta governabile fino alla riforma costituzionale che ha modificato la maggioranza necessaria per approvare i provvedimenti di clemenza. Dalla riforma a oggi, solo la speciale autorevolezza di Prodi ha consentito, 18 anni fa, di far votare almeno un indulto. Da allora, la reazione a catena tra la frenesia di manette della magistratura, la compiacente grancassa della stampa e la conseguente reattività dell’opinione pubblica, combinata con l’assoluta assenza di investimenti nel sistema penitenziario, ha portato la situazione oltre la soglia di controllo, a un’esplosività ingestibile senza l’apertura di una potente valvola di sfogo. La pena deve rispondere a questi imprescindibili requisiti: deve punire, deve rieducare, non può essere disumana e degradante. Oggi, invece, la punizione è talmente disumana e degradante da assorbire qualsiasi prospettiva di rieducazione, per la quale, peraltro, le strutture esistenti sono clamorosamente inadeguate e insufficienti. Chi sconta una pena in carcere è sottoposto a un supplizio largamente eccedente la soglia di sofferenza spettante a chi deve riparare un errore, al punto che si può considerare un giorno trascorso nelle nostre carceri equivalente almeno a due giorni trascorsi in istituti di pena appena decenti. E allora, ecco la chiamata, che è duplice: da un lato, non si può umanamente negare una restituzione a chi ha patito molto più dolore di quello al quale fu condannato; dall’altro, la costruzione di un sistema dell’esecuzione penale che, nel riportare la situazione verso l’equilibrio, assegni al lavoro la funzione rieducativa che, per l’esperienza maturata in decenni, scongiura la recidiva facendola crollare al 2 per cento, spostando il baricentro del sistema fuori dal carcere. Ecco perchè PSI è al lavoro, in questo torrido agosto, che si è abbattuto sulle carceri italiane come la sciagura più accanita proprio addosso ai disperati, per elaborare una serie di proposte normative da aprire, alla ripresa dei lavori, al contributo di tutti i parlamentari animati da senso di giustizia e liberi da pregiudizio. Differenziazione tra reati violenti e non violenti, allargamento della detenzione domiciliare con obbligo di lavoro, indulto. Su queste trincee si combatte la battaglia per la pena certa, giusta e utile.

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