PSI a Di Pietro: “spieghi se fu consenso con la paura delle manette”. L’ex pm: “non mi pento”

Si è tenuta oggi, 3 ottobre, la conferenza stampa di presentazione della proposta di legge del Psi per l’istituzione urgente di una commissione di Inchiesta parlamentare sugli effetti di “Mani Pulite” sulle elezioni politiche del 1994 e sul sistema politico italiano degli anni successivi. All’evento, che ha avuto luogo presso la sala stampa della Camera dei Deputati, ha partecipato Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi. Presenti anche i parlamentari socialisti.

L’iniziativa è nata in seguito alle dichiarazioni rilasciate dall’ex magistrato e componente del pool di “Mani Pulite”, Antonio Di Pietro, rilasciate ad alcuni organi di informazione. “Ho fatto una politica sulla paura – ha detto Di Pietro, già leader del movimento politico Italia dei Valori – e ne ho pagato le conseguenze. (…) La paura delle manette, la paura del, diciamo così, “sono tutti criminali”, la paura che chi non la pensa come me sia un delinquente. Poi alla fine, oggi come oggi, avviandomi verso la terza età, bisogna rispettare anche le idee degli altri. (…) Ho fatto l’inchiesta Mani Pulite, e con l’inchiesta Mani Pulite si è distrutto tutto ciò che era la cosiddetta Prima Repubblica: il male, e ce n’era tanto con la corruzione, ma anche le idee, perché sono nati i cosiddetti partiti personali”.

La proposta di legge, presentata dal deputato Oreste Pastorelli alla Camera e dal senatore Enrico Buemi a Palazzo Madama, è composta da 8 articoli e si pone l’obiettivo di chiudere i lavori della commissione di Inchiesta entro il termine della XVII legislatura. Si tratterebbe di una bicamerale, composta da 20 deputati e 20 senatori, con un rappresentante per ciascun Gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento. La commissione andrebbe a indagare esattamente come un organo dell’autorità giudiziaria al quale non può essere opposto il segreto d’ufficio né il segreto professionale. I componenti della commissione, invece, sarebbero obbligati al massimo riserbo sui contenuti delle indagini.

“La giustizia non può ricercare il consenso, la giustizia non si può fare con la paura delle manette”, ha detto Nencini spiegando ai giornalisti che i socialisti vogliono “istituire questa commissione per fare chiarezza sul connubio consenso-paura delle manette. Vogliamo sapere due cose e fare una domanda a Di Pietro: primo, se i modi utilizzati fossero basati sul ‘consenso della paura delle manette’. Secondo, se i diritti della difesa siano stati lesi o garantiti secondo le leggi dello Stato di diritto. A Di Pietro, a cui diamo atto del ‘coraggio’ postumo, chiediamo di rendere più esplicite le sue dichiarazioni spiegando a cosa si riferisse: a un clima generale del tempo o a delle circostanze e delle persone specifiche? Serve un secondo atto di coraggio per riempire di contenuti queste tre parole”.

Nencini ha spiegato chiaramente che la Commissione non ha il compito di indagare sui fatti di Tangentopoli, ma semplicemente di far luce sulle affermazioni di “un ex magistrato nella funzione di magistrato” per capire se sia stato applicato “il consenso sulla paura delle manette o lo Stato di diritto”.

Il senatore Buemi presente in conferenza stampa ha sottolineato che gli eventuali “comportamenti penalmente perseguibili messi in atto dagli inquirenti in quegli anni sono ormai finiti in prescrizione e che la sola volontà alla base della Commissione è quella di accertare la verità storica”. “L’obiettivo di perseguire comportamenti moralmente riprovevoli non può giustificare il non rispetto della legge” da parte dei magistrati”.

L’onorevole Pastorelli è intervenuto per sottolineare come “il  tema interesserà l’intera politica italiana. Non deve essere caro solo ai socialisti, bensì a tutto il Paese. Non è stato facile per chi, come noi, ha iniziato un percorso politico. Quindi, dopo le dichiarazioni del magistrato di qualche settimana fa, ci siamo sentiti in dovere di intervenire affinché si possa far piena luce sulle parole pronunciate da Di Pietro”.

Infine, l’onorevole Pia Locatelli ha denunciato il rischio di un “revisionismo di comodo” attuato da Di Pietro forse nella speranza di una prossima candidatura: “C’è un clima di revisionismo nell’aria; anche D’Alema ha recentemente riabilitato il nostro leader Bettino Craxi. Peccato lo abbia fatto con qualche lustro di ritardo”.

Replicando alla richiesta socialista di istituire una commissione d’inchiesta , Di Pietro intervistato dai giornalisti ha negato di aver detto che “l’inchiesta si e’ svolta in un clima di paura”. “Non mi sono pentito, ho detto che rifarei mille volte Mani Pulite nel modo in cui l’ho fatta. Ho detto e ribadisco che quando mi sono messo a fare politica, io ho fatto politica criminalizzando quelli che non la pensavano come me a prescindere, in quel clima di paura sono arrivato anche al 10%”, ha sottolineato l’ex magistrato. “Non ci siamo mai posti il problema dei riflessi sulla politica ma dei reati commessi dai partiti del pentapartito ma anche da esponenti della sinistra”, ha concluso Di Pietro.

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