E’ morto Emanuele Pecheux. Il Psi in lutto


E’ venuto a mancare questa notte, nella sua casa in Sicilia, Emanuele Pecheux. Torinese, classe 1957, ha dedicato tutta la sua vita, ininterrottamente, al Psi. Formatosi nella Fgs negli anni ‘70, ha in seguito ricoperto numerosi incarichi nell’ufficio organizzazione della direzione nazionale del Psi negli anni ‘80 e 90. Nello Sdi è stato capo della segreteria e, successivamente, responsabile comunicazione. Dal 2008, anno della rifondazione del Psi a guida Nencini, ha ricoperto il ruolo di responsabile nazionale web e comunicazione del partito. Dal 2015 al 2018 è stato responsabile del tesseramento.  Nell’aprile del 2018 si era dimesso dai suoi incarichi nel Psi  rimanendo dirigente del partito, nella Direzione e Consiglio Nazionale. Nello stesso anno, ad Aprile, si era trasferito  in Sicilia, a Piazza Armerina (Enna), dove ha fondato il giornale on line ‘DasNews’ di cui era Direttore Editoriale. Nel 2016 esce “L’asino che vola”, un libro-raccolta dei suoi scritti migliori.

La notizia ha lasciato sgomento tutto il Psi. In poche ore sono arrivate alla direzione del partito a Roma centinaia di messaggi di vicinanza, da tutta Italia, da parte di dirigenti, militanti, amici e di quanti lo avevano conosciuto e stimato. Emanuele Pecheux era un uomo colto, intelligente. Si distingueva per la sua capacità di analisi e la sua acutezza nel ragionamento. Aveva fatto della politica e del Psi la sua ragione di vita. Appassionato, brillante, mai banale. Non ha mai abbandonato il suo partito, rimanendo ad esso ancorato anche nei momenti più bui, come nei più fortunati. ‘Socialista che non molla’: si descriveva così.

I funerali si terranno lunedì 25 febbraio, alle 10.30, nella chiesa di Santo Stefano a Piazza Armerina. Martedì 26 febbraio, al mattino, il Psi e gli amici volgeranno il loro ultimo saluto a Emanuele Pecheux presso il Cimitero comunale di Agliè Canavese (Torino), al mattino, dove desiderava essere sepolto, nella sua città natìa, accanto ai genitori.

Il segretario del Psi, Riccardo Nencini, appena appresa la notizia, lo ricorda con un messaggio: “Non stava bene, ma la vita non gli era diventata così noiosa da desiderare di perderla. Ha amato la politica più dei suoi desideri fin da quando, ragazzo, lasciò Torino per Roma. Insieme nella giovanile, insieme nel PSI, insieme dopo il drammatico ’92. Insieme fino a sabato pomeriggio. Anzi, fino a due giorni fa, con il telefono che squillava dentro ai colpi di vento della Sicilia lontana dal mare. Ma dove vai? Mi ha detto. A riposarmi un po’. Almeno leggiti questi due libri. Ciao, ed era un addio. Gira voce che l’amicizia si consacri nei momenti difficili. Ne abbiamo passati così tanti che definire Emanuele un amico non da’ ragione di ciò che eravamo. Basta così”.

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