L’autonomia di Calderoli una sciagura per tutto il Paese

di Salvatore Sannino

E’ iniziata in tutta Italia la raccolta delle firme per il referendum abrogativo della Legge Calderoli sull’Autonomia differenziata. Tra i promotori dell’iniziativa, il Psi che, assieme ad altre 35 forze politiche del centro sinistra, sindacati ed associazioni, si sta battendo perché questa legge non trovi compimento. La mobilitazione dei socialisti è iniziata mercoledì scorso a Roma con la raccolta firme in Piazza di Torre Argentina.

Il governo spinge a fondo su tre riforme: premierato, riforma della giustizia e autonomia differenziata. Quest’ultima è quella che sta suscitando particolari polemiche e scontri, con l’avvio, da parte delle opposizioni unite, della raccolta delle firme per indire un referendum abrogativo. La riforma proposta è prevista nella stessa Costituzione. Forme di particolari autonomie, su talune tematiche, è cosa che la Carta dichiara possibile. Tuttavia prima di questa “possibilità”, la stessa Carta “prescrive” l’adozione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) uguali per tutte le Regioni e per tutti i cittadini. Ora appare evidente che questi parametri che regolano la qualità di vita di tutti, non sono garantiti, realizzando, cosi, il vero tradimento e della legge e della parità di tutti cittadini. Il rischio, quindi, è quello di trovarsi con un Paese dove le diverse aree, più che puntare ad un riequilibrio dei diritti, vedranno aumentare le distanze tra le stesse e li dove i servizi sono già scarsi, saranno sempre più carenti, mentre le aree già ricche saranno sempre più benestanti. Ci sarà la possibilità, infatti, di avere contratti diversi per lavoratori dello stesso comparto con contratti aggiuntivi a quelli previsti nazionalmente. In questo modo avremo che i migliori medici emigreranno nei territori più ricchi, senza se e senza ma, e lo stesso potrà avvenire per tutte le altre categorie professionali. Dunque ci troveremo nell’assurda condizione che terre dove già adesso vi è una durata ed una qualità della vita inferiore rispetto al resto del Paese, i cittadini non potranno nemmeno disporre degli interventi necessari per curarsi, crescere, formarsi. Una prospettiva che ad un vero patriota dovrebbe far rabbrividire, ma che pare non produca lo stesso effetto ai governati nostrani. Come tutte le cose italiane, non manca mai un aspetto paradossale. Infatti se questa riforma non venisse fermata, le diverse regioni avranno la possibilità di trattare direttamente talune tematiche anche con interlocutori stranieri. La stessa proposta legislativa prevede, tra l’altro, che ogni Regione tratti da sola con il Governo le deleghe per le quali ottenere l’autonomia, quindi non in un contesto di Conferenza delle Regioni. Tutta l’architettura assume sempre più i contorni di un colpo di mano, realizzato da un Governo per tenere buoni degli alleati recalcitranti. Appare evidente che di fronte a tanta violenza istituzionale, non resta che l’arma del Referendum abrogativo, poiché da parte della maggioranza non c’è nessuna voglia di discutere, approfondire, trovare soluzioni condivise. Procedere a suon di maggioranza per riforme che riguardano le regole fondamentali della convivenza civile, non ci pare la strada migliore. Le regole vanno discusse tutti insieme ed insieme vanno trovati pesi e contrappesi adatti per tenere tutti dentro. Naturalmente se questo ci pare il ragionamento più giusto, non possiamo dimenticare che anche la nostra parte, il centro sinistra, ha assunto nel recente passato lo stesso comportamento. Solo per ricordarne uno, la riforma del Titolo V della Costituzione è avvenuto a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere, dando la stura a questa vergognosa proposta di legge. Ma agire con l’idea dell’occhio per occhio dente per dente, è miopia pura, da qualunque parte venga. Gli esempi che vanno inseguiti sono altri. Sono quelli dei padri fondatori dello Stato Unitario che si sono spesi, anche con la propria vita, per unire gli italiani sotto le stesse garanzie e le stesse leggi. O ancora quello dei Costituenti, che dopo aver organizzato lo Stato democratico, decisero di amnistiare i reati di chi si era schierato con il fascismo, perché la Nazione si costruisce sull’Unità e non sulla vendetta. Diciamoci la verità, molti di questi esempi sono stati traditi nell’ultimo trentennio, da una parte e dall’altra, ma ci pare che questo stato di cose abbia prodotto già troppi danni. Bisogna fermarsi prima che sia troppo tardi. Nel frattempo occorre organizzare tutto per il referendum abrogativo, smuovendo le coscienze tutte, anche quelle più refrattarie alla chiamata alle armi. Bisogna attivarsi per mettere insieme intelligenze, organizzazioni, associazioni, cittadini singoli, tutti insieme per dire no ad una legge che va contro il Sud, contro l’Italia, contro la Storia. Bisogna in una parola fare politica. Spiegare all’infinito che in questo caso restare a casa significa schierarsi per una parte, che nella fattispecie è quella che vuole affossare il mezzogiorno. Al governo vogliamo lanciare un appello, forse inutile stante la protervia dimostrata fin qui: le riforme vanno organizzate con attenzione, valutando i lati positivi e quelli negativi. E questo non avviene se non c’è una controparte, se alla tesi non si contrappone l’antitesi. La strada per uscire da una crisi che ha pochi precedenti, resta solo la politica. I socialisti dovranno attivarsi non solo per la raccolta firme, ma anche per avviare dibattiti, incontri, approfondimenti che coinvolgano la società nella sua totalità per formare una adeguata coscienza nelle persone che sappiano quello che sta avvenendo e quale sia la strada da imboccare perché questo non avvenga, sapendo che il tempo del disinteresse ha prodotto il sopravvento dei massimalismi con tutti i danni che si sono evidentemente avuti. Il tempo perso è molto, mentre quello davanti a noi è estremamente risicato. Muoviamoci prima che sia troppo tardi.

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