La sanità al risparmio della Meloni

di Enzo Maraio

La crisi di sostenibilità del servizio sanitario nazionale sta raggiungendo il punto di non ritorno, tra bilanci in rosso, attese infinite e cure non garantite. Il governo Meloni capirà presto che c’è bisogno di risorse strutturali e urgenti e interventi davvero efficaci dal punto di vista legislativo. L’ultimo, in ordine temporale, è stato il Dl sulle liste d’attesa: un provvedimento vuoto, un condensato di spot in pochi articoli, a due giorni dalla chiusura della campagna elettorale, che non destina un euro in più alla sanità. Per ridurre le liste d’attesa sono necessari investimenti cospicui, non basta esprimere una generica volontà su un pezzo di carta. Nella discussione sul decreto iniziata questa settimana alla Camera, è piombata la contrapposizione delle Regioni, a partire da quelle del centro destra. Tutte contrarie, tanto che il leghista friulano Fedriga, Presidente della conferenza delle Regioni, ha annunciato finanche un ricorso. È evidente dall’impostazione dei provvedimenti che Giorgia Meloni caldeggi la sanità privata, che guardi più agli italiani che possono permettersi di sostenere economicamente le cure, in barba al rispetto di quel diritto garantito quale deve essere la sanità gratuita, pubblica ed universale. In Italia, oltre 16 milioni di cittadini di otto Regioni – quasi tutte del Sud – ricevono cure non sufficienti in almeno uno dei tre fronti dell’assistenza. È il dato che emerge dal rapporto sui livelli essenziali di assistenza delle singole Regioni, prodotto dal Ministero della Salute. Mezza Italia che non riceve cure adeguate, e, con l’avvento dell’autonomia differenziata, la situazione non potrà che peggiorare. Per noi socialisti il diritto alla cura è da sempre un punto fondamentale di demarcazione dell’azione di governo, sul quale misurare capacità ed efficacia. Invece degli slogan, a questo esecutivo abbiamo proposto l’aumento delle spese sulla sanità al 7,5% del Pil, in linea con la media europea; l’abolizione dei medici gettonisti nei pronto soccorso; l’aumento dei salari per medici ed infermieri, soprattutto nelle regioni penalizzate dalla ripartizione dei fondi sulla base della spesa storica e l’eliminazione del blocco delle assunzioni nel settore. Temi sui quali la coalizione progressista si è confrontata, trovando numerosi punti in comune, che devono rappresentare il terreno di una battaglia di tutte le opposizioni, a partire dalla costituzione dei comitati dei cittadini per la salute pubblica, come noi socialisti abbiamo proposto in più occasioni.

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