Intervista a Rula Jebreal: « Da Trump e Netanyahu crimini contro l’umanità. Serve un risveglio europeo per affermare legalità internazionale»

di Giada Fazzalari

Giornalista e scrittrice, da sempre Rula Jebreal è considerata una paladina dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale. Docente presso l’università di Miami, Rula è palestinese nata ad Haifa, con cittadinanza israeliana ed italiana e si professa musulmana laica. In questa intervista al nostro giornale non usa giri di parole per descrivere la situazione attuale nel conflitto israelo-palestinese e le conseguenze della presa di posizione del nuovo inquilino della Casa Bianca.

Dopo che è stata stabilita la tregua a Gaza, il ruolo della nuova amministrazione americana a guida Trump ha impresso una svolta sul conflitto in Medio Oriente. Il Presidente Usa ha parlato di “ripulire” Gaza dai palestinesi per acquistare e controllare la Striscia. Affermazioni che hanno suscitato polemiche in tutto il mondo. Tu come le hai interpretate?

«Trump ha reso ufficiale, come politica estera americana, la pulizia etnica, che è un crimine contro l’umanità e un crimine di guerra. E ha fatto la volontà della destra israeliana radicale e estremista che da anni desidera di espellere i palestinesi dalla loro terra con il trasferimento forzato di milioni di persone da tutti i territori, sia da Gaza, dalla Cisgiordania occupata ma anche da Gerusalemme est. Netanyahu in parlamento ha detto che la loro guerra non è solo contro Hamas, ma anche contro l’Autorità Nazionale Palestinese che riconosce e collabora con Israele sul piano della sicurezza, confermando che non è una questione di sicurezza ma territoriale, di colonizzazione imperialista e genocida. Un disegno criminale che serve a “ripulire” la Palestina dai palestinesi, come loro hanno più volte affermato».

E che ne pensi delle sanzioni statunitensi contro la Corte penale internazionale?

«Rappresentano una dichiarazione di guerra alla legalità internazionale per proteggere il governo israeliano e per impedire che si indaghi sui crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati a Gaza. Mi sembra chiaro che gli Stati Uniti hanno deciso letteralmente di distruggere l’architettura di regole e leggi che sta alla base del Tribunale più importante al mondo, che tra l’altro garantisce non solo la giustizia per i palestinesi e per gli israeliani, ma per tutti noi. I tribunali internazionali sono l’unica garanzia che abbiamo, dopo la Seconda guerra mondiale, per non ricadere nella barbarie della guerra e della distruzione. E invece gli Stati Uniti, applicando queste sanzioni, hanno fatto un gesto che è stato come avere sganciato una bomba sul centro reale e simbolico della legalità internazionale».

Ci saranno conseguenze dirompenti?

«Ha ragione Gustavo Petro, il presidente della Colombia, quando un anno fa ha detto che in ciò che accade a Gaza noi vediamo il nostro futuro. Voleva dire che quello che sta succedendo a Gaza non rimarrà a Gaza ma sarà applicato altrove. È secondo me una rivendicazione di tutti quei criminali che hanno voluto occupare e annettere illegalmente i territori palestinesi, sterminando il popolo che li abitava. Per l’espansione territoriale, l’America è disposta a distruggere la legalità internazionale, a scatenare barbarie in tutto il mondo. Con queste dichiarazioni di Trump siamo tornati al mondo di prima della Seconda guerra mondiale, negli anni ‘30, dove vigeva la legge della giungla, del più forte».

Contro l’ordine esecutivo di Trump che prevede le sanzioni alla Cpi, si sono espressi 79 paesi. Tra questi non compare l’Italia che si è astenuta.

«L’Italia di Giorgia Meloni ha scelto da che parte stare: sta dalla parte di Trump, di Netanyahu, dalla parte di Orbàn. Questo è un rischio enorme per l’Italia, non solo perché si isola, ma perché la espone e la esporrà sempre di più a critiche feroci per aver sostenuto quelle posizioni».

Tra l’altro la Cpi ha indagato l’Italia per il caso Almasri…

«Le parole del Ministro degli Esteri Tajani, quando dice che “bisogna aprire un’inchiesta sulla Corte Penale Internazionale” sono vergognose, perché sono state pronunciate per insabbiare il fatto che il suo governo ha liberato, aiutato, un trafficante di esseri umani, a tornare a casa su un aereo di Stato».

Non credi che anche i cittadini israeliani siano vittime della politica Netanyahu – Trump?

«Io non credo che gli israeliani siano vittime: un sondaggio realizzato di recente ha certificato che l’80% degli israeliani sostiene le politiche del governo guidato da Netanyahu. Sono mesi che assistiamo alla glorificazione in diretta tv di quello che sta accadendo a Gaza. Siamo davanti a una società ampiamente radicalizzata, dove i pochi dissidenti autentici rischiano l’emarginazione, quando non la vita».

C’è un ritorno dell’antisemitismo e dell’islamofobia come molti hanno osservato?

«Sicuramente c’è un ritorno dell’antisemitismo e della islamofobia. Il problema di fondo è che Israele e i suoi alleati hanno sempre considerato l’antisemitismo e l’antisionismo la stessa cosa e questo è stato un errore enorme. L’odio contro gli ebrei va combattuto senza mezzi termini, ma criticare la politica criminale del governo israeliano non ha niente a che fare con gli ebrei. Molti stanno usando l’accusa di antisemitismo come fatto politico, danneggiando la vera lotta al vero antisemitismo che è l’odio verso gli ebrei e non la critica della politica criminale di Netanyahu».

Sembra tramontata l’idea dei due popoli – due Stati.

«L’idea dei “due popoli – due Stati” è tramontata da un bel po’. L’Occidente ha fatto fatica a vedere che Israele ormai è diventato uno Stato canaglia che non ha intenzione di rispettare la legalità internazionale, che commette atti di terrorismo. È caduta la maschera rispetto al fatto che Israele difende i valori occidentali. I valori occidentali non sono quelli, lo furono gli atti di resistenza contro il fascismo di Mussolini e contro il nazismo di Hitler. Lo sono anche gli atti di lotta contro questa escalation di distruzione, contro questo attacco a norme, valori e regole che ci hanno protetto per ottanta anni».

Dove alberga la risoluzione del conflitto?

«Serve un fronte unito di tutte le forze progressiste che devono schierarsi senza ambiguità a difesa della legalità internazionale, dei principi, soprattutto delle istituzioni che per anni hanno agito per garantire la pace, la sicurezza e la stabilità, ma soprattutto hanno garantito norme e regole che hanno regolato anche i conflitti».

Che futuro ci aspetta?

«Come disse JFK: “se sopprimi e distruggi tutte le possibilità di rivoluzioni pacifiche, apri la porta alle rivoluzioni violente”. Netanyhau e Trump hanno ormai definitivamente aperto quella porta».

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