Intervista a Raimondo Ibba:«I socialisti tornano in Consiglio regionale. Un risultato straordinario»

Intervista di Daniele Unfer

«Siamo partiti cinque anni fa con meno di cinquemila voti in tutta la Regione. Oggi, grazie al lavoro svolto e all’apporto del segretario Regionale Lecca e del segretario Nazionale Maraio, abbiamo superato gli undicimila voti. Insomma abbiamo più che raddoppiato il consenso. Non siamo riusciti, per alcune defezioni dell’ultimo momento, a raggiungere un obiettivo ancora più ambizioso, che ci eravamo prefissati: a volte il fuoco amico è peggiore di quello nemico. Il Psi torna comunque in consiglio regionale; un eletto e un secondo probabile, in attesa dei risultati definitivi; per noi, un risultato magnifico». A parlare è Raimondo Ibba, storico dirigente socialista della Sardegna. Membro della segreteria del Psi.

Da dove si è partiti per costruire questo risultato?

«È stato un lavoro intenso fatto nel Partito e nel territorio. Cinque anni fa in Sardegna era attiva una sola federazione provinciale, con qualche compagno iscritto nelle altre province, ma senza una struttura territoriale di riferimento. Ora le federazioni sono otto, con una presenza diffusa di compagni e compagne. Abbiamo raccolto consenso in tutti i 377 comuni. Possiamo quindi dire che in Sardegna il Partito c’è».

Su quali temi avete basato la campagna elettorale?

«Il Partito si è fortemente rinnovato, affiancando a figure storiche del socialismo sardo, nuovi compagni, che si sono avvicinati con entusiasmo, attratti dal nostro modo di fare politica. Nel territorio non abbiamo mai fatto l’elenco della spesa sui problemi della Regione; siamo partiti dai principi che da sempre hanno ispirato i socialisti: scuola, sanità, continuità territoriale e su questi abbiamo impostato il nostro lavoro».

Ora da dove iniziare?

«Prima di tutto dobbiamo dare l’idea di una Regione nuova e diversa. Il lavoro da fare è tanto. Solo sistemare le macerie lasciate dalla precedente giunta regionale, sarà un’opera gravosa. Poi dobbiamo rilanciare un principio: quello della solidarietà, per chi non ha più modo di andare avanti. L’eliminazione del reddito di cittadinanza ha acuito le situazioni di povertà. Inoltre serve un piano regionale per le bonifiche, per mettere in sicurezza quelle aree in cui vi è la presenza di rifiuti nocivi. Lo stesso vale per la sanità, che va riprogrammata. Servono risposte solidaristiche, che possono anche tradursi in nuovi posti di lavoro. Solinas ha lasciato risorse per tre miliardi e mezzo di euro, non utilizzati per mancanza di progetti, di idee e di capacità. Un tesoretto. Dobbiamo restituire alla  Sardegna e ai sardi una identità e un ruolo nazionale e internazionale. Su questo i socialisti hanno proposte concrete».

Cosa succederà dopo queste elezioni?

«Nel Paese la destra farà la pace, trovando accordi che fino ad oggi sono mancati. Salvini tenderà a depotenziare la Meloni.  A breve ci sarà la sfida abruzzese; il centro sinistra deve ricercare una unità vera tra tutte le forze politiche disposte a sottoscrivere un accordo programmatico. I 5 Stelle hanno necessità di crescere; sono passati dal 15% al 5%. Dobbiamo mettere insieme le parti di centrosinistra che in prospettiva futura possono cercare di fare gruppo con un rapporto federativo, mantenendo però la propria identità. Non dobbiamo cadere nella tentazione del risultato “di giornata”. Serve avere una visione prospettica lunga. Che ai socialisti non manca».

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