Intervista di Giada Fazzalari
Matteo Hallissey è il più giovane leader di partito italiano. Nato vent’anni fa a Bologna, è stato eletto segretario dei Radicali Italiani lo scorso 28 gennaio. Attivo sin da giovanissimo nel movimentismo nonviolento, ha appena concluso un ciclo di incontri con gli universitari nei principali atenei italiani. I Radicali Italiani sono tra i fondatori della lista Stati Uniti d’Europa che vede impegnati Psi, italia Viva, Più Europa, Radicali, Libdem e Italia c’è nella campagna per le europee dei prossimi 8 e 9 giugno.
La Lista Stati Uniti d’Europa unisce riformisti liberali e socialisti in un’omogenea proposta di un’Unione Europea nuova, federale, diversa da quella vista fino ad oggi, più incisiva nella vita dei cittadini e meno dipendente dai soli interessi nazionali. È realizzabile questo sogno?
«Questo sogno è realizzabile perché oggi l’Unione Europea ha bisogno di un salto di qualità, di maggiori competenze e strumenti più efficaci per far rispettare lo Stato di Diritto. Solo così potremo ancora avere una voce rilevante all’interno del panorama internazionale. Per dare vita a un obiettivo così grande serve uno sforzo comune di tutte le realtà liberali e socialiste che credono che una svolta federalista non sia più rimandabile».
Abbiamo registrato negli ultimi anni una avanzata nei nazionalisti e sovranisti nella guida di molti Paesi europei, compresa l’Italia. Come si può invertire questo trend?
«Si può invertire la rotta soltanto proponendo alla cittadinanza un reale modello alternativo a quello delle destre reazionarie. Un modello che metta al centro le libertà della persona, i diritti, il progresso e lo sviluppo economico, guardando all’Ue come un’alleata. Oggi quello europeo è il livello minimo per discutere di qualsiasi tema dirimente per il nostro futuro. È ora di prenderne atto».
Tutti in questa campagna elettorale parlano dei giovani e delle loro esigenze, del loro futuro e del loro impegno. Ma chi ne parla, spesso non è più giovane da molto tempo. Cosa si sente di dire loro?
«Le necessità delle giovani generazioni non sono ascoltate dalla politica perché, banalmente, i ragazzi sono pochi e si astengono di più. È più facile fare promesse a breve termine, regalare bonus e spendere senza riguardo che mettere al centro, invece, l’attenzione agli investimenti per il futuro, ad esempio quelli in istruzione e ricerca. Veniamo descritti come una generazione di disillusi e bamboccioni, quando i giovani oggi sono attivi e manifestano le proprie idee, ma lo fanno spesso in organizzazioni fuori dal mondo partitico. È compito della politica riuscire a recuperare questo rapporto».
Lei ha da poco iniziato un tour delle università italiane per incontrare gli studenti. Si dice che i giovani siano poco propensi al voto e che sentano distante l’Europa. È così?
«Il tour è stato un successo: abbiamo discusso del futuro dell’Europa, di salute mentale, di come rendere più sostenibile il nostro sistema pensionistico e molto altro ancora proprio negli Atenei e con le associazioni universitarie. È stata un’occasione preziosa proprio per intercettare tanti giovani che vorrebbero interessarsi alla politica e all’attivismo. Per quanto ci sia maggiore astensionismo tra i giovani, siamo anche la generazione che comprende più di tutte le altre la necessità dell’Europa e di un’Europa forte».
Nei giorni scorsi sono stati presentati i punti programmatici della Lista Stati Uniti d’Europa. Qual è il tema che più l’appassiona?
«Sicuramente i punti che riguardano l’importanza di un’Europa capace di tutelare lo Stato di Diritto e la democrazia, rispondendo efficacemente sia alle minacce esterne che alle violazioni dei diritti e delle libertà provenienti da quei Paesi appartenenti all’Unione Europa che credono di poter ricevere le risorse comunitarie senza rispettare le regole e i valori europei. Al Parlamento europeo dovremo rappresentare proprio queste istanze: nessuna maggioranza con le forze reazionarie, nessun compromesso sulle libertà e sui diritti».
Stati Uniti d’Europa è destinata a suo giudizio a rimanere un’esperienza elettorale o ha un futuro come vera e propria forza politica federata anche nel panorama politico italiano?
«È troppo presto per dirlo. Di certo l’esperimento sta coinvolgendo tantissime energie ed entusiasma attivisti e simpatizzanti. Dipenderà dal risultato, dalla volontà delle forze politiche e soprattutto dalla prospettiva e dagli obiettivi comuni che potremmo darci. Parliamo di una lista di scopo e quindi di diversi partiti che si uniscono per mettere al centro un tema e delle iniziative. Finché è l’iniziativa politica ad unire, allora c’è spazio per costruire un progetto interessante per i nostri elettori».