Intervista a Benedetto Della Vedova: «Il Pd è fermo al populismo di Conte ed Azione, ha perso un’opportunità. SUE è l’alternativa alla destra»

Intervista di Andrea Follini

Siamo alle battute finali di una campagna elettorale, quella per il rinnovo del Parlamento europeo, dove paradossalmente si parla più di Italia che d’Europa. Non ritiene che invece gli elettori dovrebbero essere compiutamente informati su quanto si ritiene di fare a Bruxelles una volta eletti?

«Certo! Da cofondatore di +Europa le dico di più, bisognerebbe occuparsi delle posizioni sull’Europa anche nelle elezioni domestiche, figuriamoci in quelle europee. Diciamo che noi abbiamo scelto un messaggio inequivocabile per queste elezioni per il Parlamento europeo: Stati Uniti d’Europa».

Le forze antagoniste alla destra nel nostro Paese non hanno trovato una linea pienamente comune per sconfiggere la pericolosa deriva conservatrice e nazionalista, e si presentano frammentate all’appuntamento elettorale. In particolare Azione ha deciso per una corsa in solitaria ed il Pd sembra più vocato al movimentismo che ad una leadership da partito di governo, tesa a coordinare le forze politiche del centro sinistra. È una analisi che condivide?

«Azione a mio avviso ha fatto un errore pericoloso, chiamandosi fuori dal progetto di una lista per le europee cui partecipassero tutte le forze liberal-democratiche aperta ai socialisti italiani: alla fine proponiamo cose assolutamente compatibili per l’Europa e insieme non avremo sprecato neppure un voto. Noi di +Europa, ad esempio, eravamo pronti a superare la rottura dell’alleanza che abbiamo subito prima delle politiche: oggi saremmo in grado di sfidare la Lega per le europee. Peccato. Il Pd sembra essere rimasto al complesso del governo con Conte, ma fuori tempo massimo vista la svolta populista dell’ex Presidente del Consiglio, che su tante cose, a partire dall’Ucraina, è tornato in sintonia con Salvini».

 Il mediterraneo, storicamente luogo di scambi ed intreccio di culture, oggi sembra distante dall’attenzione dell’Ue, più concentrata forse a curare i suoi interessi con l’est, in modo particolare quelli energetici, lasciando ai singoli stati che vi si affacciano l’onere di intessere accordi e relazioni che, ovviamente, determinano un’importanza ed un peso minori. Ritiene che sia il caso di un cambio di passo in tal senso?

«L’Europa degli Stati Uniti d’Europa non avrebbe alcuna difficoltà a darsi una strategia complessiva, che guardi ad est e al Mediterraneo. L’Unione prigioniera del diritto di veto arranca. L’Africa è un tema ineliminabile per il futuro del continente, perché la demografia e la geografia sono fattori insormontabili dalla propaganda. L’Europa con una voce sola avrebbe in Africa una influenza economica e potrebbe offrire partnership in grado di reggere il confronto con la penetrazione cinese, mentre i paesi da soli sono ininfluenti e lo saranno ancora di più in futuro. Parlare di piano Mattei potrebbe avere senso solo a livello europeo, a livello italiano finirà per essere più propaganda che altro».

Negli Stati Uniti d’America in novembre ci saranno le Presidenziali. C’è anche per lei il timore che, in caso di vittoria di Trump, il Patto Atlantico perda il suo ruolo, che ha consentito dal 1949 la salvaguardia della sicurezza e della libertà per i Paesi sottoscrittori di tale trattato?

«Spero che Trump, con la sua carica distruttiva della credibilità dello Stato di diritto, perda la sfida delle Presidenziali. Ma confido che, in caso contrario, gli Stati Uniti sapranno sopravvivere ad altri quattro suoi anni. Comunque vada, per l’Europa la necessità di prendere in mano il proprio destino non cambierà. Abbiamo bisogno di una unione forte, in grado di proteggere la nostra libertà e la nostra prosperità; e lo dico restando profondamente convinto della necessità di una alleanza salda con la democrazia americana».

SUE ha tutte le carte in regola per essere qualcosa di duraturo anche dopo l’esperienza delle europee, in una chiave più marcatamente italiana, anche in assenza di una legge elettorale proporzionale?

«Io penso che dopo le europee si debba lavorare per costruire una alternativa forte alla maggioranza sovranista e ad un Primo Ministro che eccelle nella propaganda assai più che nel governo. E che questa alternativa non sarà vincente senza una dimensione liberal-democratica, riformista, non populista ed europeista. SUE è un progetto per le europee, in questa ultima settimana di campagna elettorale non dobbiamo farci distrarre dalle vicende italiane; dopo il voto avremo il tempo per discutere del futuro».

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