di Redazione
In settimana in Consiglio dei Ministri atterrerà il Documento di Economia e Finanza (Def), primo correttivo costruito da via XX Settembre sulla manovra 2024 approvata in fretta a fine dicembre, e che già allora ebbe un via libera condizionato da Bruxelles. Condizionato perché l’attenzione della Commissione non si sposta dal debito italiano, ritenuto eccessivo, richiedendo a Roma una serie di modifiche. L’intento del Governo è sicuramente quello di recuperare tutto il recuperabile, sfruttando tutte le alchimie contabili possibili, per lanciare segnali rassicuranti alla Ue ed ai mercati. Il Documento, lo strumento di programmazione sicuramente più importante, verrà poi portato all’attenzione delle Camere. Certo si dovrà fare i conti con una crescita che evolve meno di quanto si pensava nelle “generose” previsioni autunnali (l’1% invece del 1,2%) e con un deficit che risente ancora del “fattore superbonus”, posizionandosi anch’esso sopra le previsioni, al 4,7% anziché al 4,3%. Misure tutto sommato soddisfacenti, ci sentiremo dire, e migliori delle previsioni (vere) che il Ministero dell’Economia teneva nei cassetti. Altro punto dolente (veramente) sarà il debito, che non potrà che vedersi in rialzo, come previsto da tutte le prossime stime. C’è da scommetterci, comunque, che ascolteremo toni trionfalistici sulla tenuta dei conti, perché troppo vicino è l’appuntamento elettorale. E se non si affronteranno, per ora, le questioni vere in capo a famiglie ed imprese, almeno ci spingeranno alle urne convinti, ancora una volta, che pensioni, contenimento della tassazione e riforme strutturali, sono dietro l’angolo, dietro quel cantone delle elezioni europee dopo le quali, a giochi fatti, non si potrà più scherzare, perché tornerà anche per la rigorosa Europa, la necessità di richiamare al rispetto delle regole. E l’Italia, per tale richiamo, è in pole position.