I bambini dietro le sbarre

di Marika Forense

La problematica dei bambini detenuti insieme alle madri è una situazione presente in Italia da ormai troppi anni. Con l’emanazione dell’articolo 15 nel nuovo ddl Sicurezza, la situazione risulta aggravarsi in modo davvero pauroso. Può essere utile, in premessa, fare un’analisi giuridico e storica. Prima dell’entrata in vigore del suddetto decreto, il nostro codice penale, all’art. 146, disponeva che il rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena, che non fosse pecuniaria, operava nei confronti, tra gli altri, di una donna incinta, oppure se doveva aver luogo nei confronti di madre con un bambino di età inferiore ad un anno. Analizzando il nuovo articolo 15, il differimento non opererà più in questo modo, in quanto il rinvio non sarà più obbligatorio ma bensì facoltativo. All’interno del corpo del decreto non vi è traccia di menzione di quello che rappresenta un principio di civiltà del nostro ordinamento giuridico, ossia gli Istituti a custodia cautelare attenuata per detenute madri, studiati e creati appositamente per far fronte a queste situazioni di emergenza. Sul territorio nazionale risultano in totale sessanta posti disponibili all’interno degli istituti a custodia attenuata per detenute madri, ma sulla carta le strutture presenti sono solo cinque e dislocate in maniera disomogenea sul territorio. In ambito criminologico, non si può prescindere da un’analisi dei fenomeni criminali; difatti la criminalità femminile risulta essere nettamente inferiore rispetto a quella maschile, tanto è vero che, secondo il ventesimo Rapporto dell’associazione Antigone, al 31 marzo 2024 risultavano esserci 61.049 persone detenute, a fronte di 51.200 posti disponibili, ma solo il 4,3% della popolazione carceraria era di sesso femminile. Una soluzione abbastanza semplice e più umana rispetto alle scelte di questo Governo, sarebbe quella di aumentare e potenziare tali istituti in tutto il territorio italiano. Infine, è bene ricordare che la tutela dei bambini deve essere sempre garantita, così come deve essere sempre garantito il loro benessere superiore, interesse che non può essere tutelato se i bambini devono crescere all’interno di un istituto penitenziario. Molti studiosi di diritto penitenziario, infine, hanno sempre sostenuto che il carcere è un luogo di depersonalizzazione e di deprivazione per gli adulti. Figuriamoci per i bambini.

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