Fratelli (e sorelle) di complotto

di Enzo Maraio

Nelle ultime ore si sta artatamente agitando lo spettro del complotto ai danni del Governo Meloni. Ma l’unico che ci sembra reale è quello che Meloni e Salvini stanno preparando contro l’alleato Tajani. È innegabile che ci sia un comune dissenso, da parte di Lega e FdI, sui recenti posizionamenti di Forza Italia, quest’ultimo impegnato a rimarcare sempre di più le distanze dalla destra sovranista degli alleati di governo, con il partito impegnato ad incardinare ciò che rappresenta una destra più liberale ed europeista, con una maggiore attenzione ai diritti. E non è un caso che il “pre vertice” di maggioranza che si è consumato nella masseria pugliese della Premier non abbia visto la partecipazione dell’alleato forzista, sentito unicamente al telefono. È chiaro che dalle parti di palazzo Chigi ci sia un “problema Forza Italia”. Come è pure evidente che dalle parti di via Bellerio ci sia un problema “Generale”, che sta avviandosi alla scissione e alla costituzione di un proprio partito. Altro fronte è la teoria del complotto “che vuole colpire la famiglia Meloni” – ricordiamo: Giorgia Premier, il cognato super Ministro all’agricoltura, la sorella capo della Segreteria politica del partito di maggioranza del Governo – organizzato ad arte per nascondere i disastri attuali e le sciagure future che si intravedono all’orizzonte. Il caldo agostano ha contribuito ad aprire le crepe nella maggioranza e sicuramente non bastano le secchiate di acqua buttate sul fuoco dai leader stessi. Crepe che aumenteranno fra qualche settimana a destra quando si dovrà indicare ufficialmente il commissario europeo per il governo italiano (penso sarebbe giusto proporre un nome di Forza Italia essendo l’unico partito nella maggioranza Ursula – Ops… complotto!), quando si dovranno indicare i candidati governatori nelle Regioni al voto, ma soprattutto quando si dovrà fare la legge di bilancio, senza sapere minimamente dove trovare le coperture e con il nostro debito pubblico che si attesta ormai sui tremila miliardi. In questo contesto, ciò che mancano del tutto sono le risposte alle accuse: è vero che Arianna Meloni ha partecipato a riunioni per la definizione delle nomine? C’è una inchiesta? A tutti questi interrogativi le risposte dovrebbero fornirsele proprio i principali leader dei partiti alleati, che vedrebbero passare la palla “della politica” da un tavolo di coalizione ad un tavolo familiare. Quando si grida al complotto, c’è sempre qualcosa di vero che si vuol nascondere.

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