Domenico De Masi all’Avanti! della domenica: <<Dal governo un attacco frontale ai poveri. La sinistra reagisca>>
di Giada Fazzalari
Domenico De Masi è uno dei più illustri sociologi italiani. Professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, dove è stato preside della facoltà di Scienze della comunicazione, saggista, autore di pubblicazione di successo sulla società postindustriale, tra i massimi esperti di sociologia del lavoro, tiene conferenze su questi temi in tutto il mondo. E’ stato tra i primi a teorizzare, a partire dalla fine degli anni ’80, la rivoluzione del lavoro nelle società avanzate, individuando in anticipo macro tendenze e innovazioni dei modelli produttivi che si sono poi affermati negli ultimi decenni.Il punto di vista sui primi provvedimenti del Governo della destra, un passaggio sull’evoluzione della sinistra italiana e della ‘trasformazione’ dei 5Stelle tra i temi affrontati in questa intervista con l’Avanti! della domenica.
Professor De Masi, intanto un commento sull’ultimo provvedimento del Governo che ha creato molte polemiche. Un sms per avvisare dello stop al Reddito di Cittadinanza e nessuna presa in carico delle 170 mila famiglie che ora si rivolgono ai servizi sociali dei Comuni, e sono di fatto abbandonate a se stesse…
<<Il reddito di cittadinanza era nato in circostanze particolari e con una legge che nella sostanza era positiva ma che ha dato adito a critiche eccessive. E finisce in un modo davvero inglorioso per lo Stato italiano e per una nazione civile come l’Italia, che è l’ottava potenza mondiale per prodotto interno lordo. E’ assurdo che ci si disinteressi in questo modo della situazione e che si finga di non capire che chi è disoccupato non lo è per colpa sua. Questa situazione sarà un dramma per tutte quelle migliaia di famiglie che restano senza un minimo sostegno>>.
I primi provvedimenti del Governo sul lavoro in che direzione vanno?
<<Sono tutti i provvedimenti che hanno l’impronta della destra e questo non mi stupisce affatto. Io sono di sinistra e sapevo benissimo che se fosse andata la destra al Governo – che noi non siamo riusciti a battere alle urne – la musica sarebbe cambiata completamente. Non possiamo pretendere che la destra faccia cose che ci piacciono, sia nel modo di vedere la società ed il lavoro, che nell’idea di come si attua la ripartizione della ricchezza. Io credo che bisogna aspettarsi provvedimenti ancora più di destra: chiunque abbia letto la biografia di Giorgia Meloni sa che nelle ultime trenta pagine c’è una sorta di manifesto. Ora che è Presidente del Consiglio lo metterà in pratica>>.
Settimana corta lavorativa. Dove è stata introdotta e sperimentata, in Europa, ha funzionato. Può succedere anche in Italia?
<<Se per settimana ridotta intendiamo la riduzione dell’orario di lavoro, cioè passare dalle quaranta ore settimanali a trentadue-trentacinque, come avviene ad esempio in Germania, allora è un fatto positivo. Se invece significa comprimere in quattro giorni le quaranta ore che prima si facevano in cinque giorni, allora non è positivo, perché il lavoro resterebbe identico e ad avere spazio sarebbe il tempo libero dedicato al consumo; quindi sarebbe un omaggio al consumismo, che non risolve i problemi del lavoro attuale>>.
E quali sono questi problemi?
<<Vari problemi, ma principalmente la disoccupazione, dovuta anche al fatto che l’orario di lavoro è eccessivo (ogni italiano in media lavora 1800 ore all’anno, in Germania 1400 ore, riuscendo a raggiungere l’80% di occupati; in Italia gli occupati sono di meno, appena il 60%). Non mi pare si stiano aggredendo i problemi essenziali, anzi che se ne stiano creando degli altri. Avere tolto il sussidio agli occupabili non darà subito loro la possibilità di trovare un posto di lavoro. I cosiddetti occupabili di cui si parla, sono persone spesso poverissime, con scarsissimo livello scolastico, che non lavorano da anni e certo è impensabile che in pochi giorni possano trovare lavoro. Il Governo aveva promesso a queste persone una formazione, ma questo non è avvenuto. Quindi il Governo è inadempiente doppiamente. Non gli ha offerto la formazione e gli ha tolto il sussidio, lasciandoli scoperti>>.
L’osservazione di chi si è opposto al reddito di cittadinanza è che nel nostro Paese si è investito soprattutto su forme di assistenzialismo invece che sulle politiche attive del lavoro.
<<Un atteggiamento assunto sia dalla destra che dalla sinistra. Lei pensi che la Germania, che ha il 3% di disoccupati contro il nostro 8%, ha una rete di centri per l’impiego in cui lavorano centoundici mila persone, spendendo, per tenere attiva questa rete, dodici miliardi all’anno. Noi che abbiamo più disoccupati invece abbiamo dodici mila persone impiegate e spendiamo ottocento milioni all’anno. Nessun Governo, ne’ di destra ne’ di sinistra – e meno che mai lo sta facendo questo Governo attuale – si è mai interessato alla rete dei centri per l’impiego, che sono una cosa seria ma che in Italia sono a livello primitivo>>.
Da osservatore, la collocazione pienamente a sinistra del M5S si è a suo giudizio è concretizzata?
<<E’ sempre difficile capire cosa pensano e cosa fanno i 5 Stelle; sono ancora un po’ movimento ma non ancora totalmente un partito. Rispetto al primo Governo Conte, quando c’era un’alleanza con Salvini chiaramente di centrodestra, ora invece lo spostamento a sinistra è stato progressivo ed a questo hanno contribuito anche tanti intellettuali italiani che hanno spinto i 5 Stelle a prendere atto della loro collocazione reale, perché il fatto che avessero ottenuto il reddito di cittadinanza o che si fossero battuti per il decreto dignità, li collocava a sinistra per le cose che facevano a prescindere dall’ideologia>>.
Non le sembra però incoerente che Conte sia stato il Premier di un Governo tra i più di destra che la storia italiana recente abbia conosciuto, e subito dopo si sia candidato a leader dei cosiddetti progressisti?
<<Conte con quel Governo è riuscito a far passare il reddito cittadinanza che non mi pare fosse una cosa di destra. Ha dovuto cedere delle cose a Salvini, ma in cambio ha ottenuto delle cose di sinistra, e dopo se ne è liberato. Nella fase successiva c’è stato un progressivo spostamento del M5S fino al punto che oggi è chiaramente collocato a sinistra rispetto a quello che fu all’epoca di Casaleggio e Grillo, dove invece la presenza dei movimentisti di destra era quasi pari a quella di sinistra>>.
C’è chi potrebbe obiettare che la sinistra, invece, sia rappresentata da tutt’altre forze…
<<In Italia ci sono tre sinistre. La sinistra del PD e dei partiti e movimenti vicini, che è molto radicata anche nelle classi medie (qualcuno dice sia radicato ai Parioli e menomale, altrimenti voterebbero la Meloni) e poi c’è una sinistra rappresentata dal M5S che guarda invece di più al proletariato. E poi c’è la terza sinistra, più radicale. Esistono dunque tre sinistre come esistono tre destre: queste ultime sono state capaci di agire autonomamente e poi di allearsi al momento delle elezioni e vincere. La sinistra non l’ho fatto, e ha perso>>. Parte della classe media, quindi, chi vota? <<Parte delle classi svantaggiate ha votato Meloni, ma ha più contribuito al gruppo degli astensionisti, perché ritenevano che nessuna formazione politica soddisfacesse i bisogni di una persona di sinistra>>.
Qualcuno sostiene che il PD sia andato troppo a traino del M5S. Cosa ne pensa?
<<Ogni sinistra – come dicevo, ce ne sono tre – deve essere coerente con se sessa e consolidare i propri voti in modo autonomo. Credo che ogni forza politica di sinistra debba elaborare una propria visione della società che vuole costruire e che vuole proporre agli elettori e poi, al momento delle elezioni, bisogna andare uniti, proprio come ha fatto la destra, nonostante sia costituita da tre partiti diversissimi tra loro>>.
Ma come succede storicamente, la sinistra continua andare divisa e non unita…
<<Di fronte a una destra così imperiosa e così decisa a modificare tutto, struttura e cultura dello Stato italiano, sarebbe l’ora che le sinistre marciassero in modo molto più unito e recuperassero gran parte di quell’elettorato che non vota più la proposta della sinistra o che non va proprio a votare. E’ un momento di resistenza, non è un momento più di semplice gestione del quotidiano. Siamo in presenza di un attacco frontale alla democrazia da parte del Governo attuale, fatto più di furbizia che di intelligenza. Se le sinistre non se ne accorgono e avranno un atteggiamento pressappochista, avranno un atteggiamento suicida>>.
Quindi lei crede che siano a rischio le grandi conquiste civili?
<<Noi siamo in una fase pre-fascista. Senza altri aggettivi>>.