Dall’antisemitismo ai saluti romani, il fascismo non è mai morto. Ma serviva l’inchiesta di Fanpage per ricordarcelo

di Andrea Follini

C’è stata Acca Larenzia. Ci sono stati più volte i cori allo stadio di certe tifoserie, con tanto di braccia tese. Ci sono stati richiami alla Decima Mas e saluti romani. Tutte goliardate, si diceva, con i politici di destra pronti a minimizzare. Ma da quando la destra è al potere nel nostro Paese, tutto il torpore di un fascismo strisciante sembra essersi ringalluzzito e risvegliato. E quindi via all’ostentazione dei simboli del Ventennio; avanti con le offese e gli atteggiamenti misogeni financo nei consigli comunali, all’indirizzo di consigliere e consiglieri di sinistra; via alla violenta caccia al diverso. Il tutto nella pretesa di una sorta di immunità perché, tanto, “adesso comandiamo noi”. Il fascismo non è mai morto; non è mai neanche andato in letargo. E forse non si è stati nemmeno troppo incisivi nel condannarne i risvegli. Ma questa deriva va fermata; subito, prima che diventi troppo tardi. E se un’inchiesta giornalistica ha fatto quello che non è stato in grado di fare la politica, poco importa. Perché la cosa davvero importante è che si sia resa palese questa situazione, se ne discuta, la si condanni fermamente. E si agisca di conseguenza. Altro che condannare chi ha messo in luce questa situazione, perché proprio la politica, la vera politica, dovrebbe essere fatta in piena luce. Altrimenti diventa altro; diventa trama, ed il suo futuro pericoloso. Chi su queste porcherie ha costruito la sua fortuna politica, ovviamente tenta di minimizzare, di spostare l’attenzione altrove, nella speranza che tutto si quieti mediaticamente, e possibilmente senza intervenire nel condannare i comportamenti, le frasi, gli atteggiamenti, che tutti noi abbiamo potuto vedere ed ascoltare grazie al lavoro dei colleghi di Fanpage e del suo direttore Francesco Cancellato. La leader di Fratelli d’Italia ha sbrigativamente condannato l’accaduto, spostando però subito l’attenzione sul fatto che un giornale si sia “infiltrato” fraudolentemente in un organismo di partito, portando all’attenzione della collettività un pensiero che, a suo giudizio, è nostalgico e non trova continuità nel partito. Ma ciò che pare evidente è che la condanna ferma a quanto accaduto ed a quanto professato, di fatto, farebbe cadere il palco; minerebbe la convinzione dei “supporter” di avere davvero mano libera. Di pensiero, per intanto. Il filo, assi teso, è molto sottile. Inquadra bene la situazione la senatrice a vita Liliana Segre: “Credo che queste cose ci siano sempre state ma erano nascoste. E credo che con questo governo si approfitti di questo potere grande della destra, e non ci si vergogni più di nulla”. Vero; perché nella mente di quei giovani, non si comprende proprio perché ci si dovrebbe vergognare nel proferire le frasi antisemite o nell’esprimere i pensieri razzisti che abbiamo udito. Sono la normalità, anzi, forse una sorta di recuperata libertà. È questo il pensiero che dovrebbe forse più di ogni altra cosa farci riflettere. Giusto chiedere a chi detiene incarichi di responsabilità istituzionale di prendere le distanze da questa robaccia; ma non dimentichiamoci che sono proprio costoro ad esibire, in bella mostra, i busti del Duce nelle proprie abitazioni. E non dimentichiamo mai nemmeno che nella scheda elettorale, anche delle ultime elezioni appena celebrate, fa bella mostra di sé una fiamma tricolore che non rappresenta affatto l’amor patrio. Troppi quindi i segnali di ciò che va chiamato col suo nome proprio: un violento rigurgito fascista. Rincuora che almeno qualcuno, dalle fila di quella parte politica, tenti una presa di coscienza. Lo fa Gianfranco Fini, padre di quella temporanea trasformazione della destra italiana post bellica in una destra europeista e moderata. E forse anche per questo accantonato e demonizzato dalla sua stessa parte. “Il caso Fanpage? Via gli idioti, sono oscenità impensabili. Donzelli faccia vedere ai ragazzi Schindler’s List tre volte al giorno” ha dichiarato qualche giorno fa. Ma questo non può essere assolutamente sufficiente. Troppo radicato è questo diffuso, turpe sentire. Serve mettere in campo una forte contro cultura, che è quella che sgorga dalla nostra Costituzione, quella che ha costruito al costo di sacrifici enormi la nostra libertà. “Tutte le idee vanno rispettate – diceva il grande Sandro Pertini – Il fascismo no. Non è un’idea. È la morte di tutte le idee. L’unico modo di intendere il fascismo è combatterlo”. È venuto il tempo.

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