Craxi l’innovatore, tra riformismo e pragmatismo

di Stefano Amoroso

Bettino Craxi ha indubbiamente lasciato un segno indelebile nella storia sia del Partito Socialista, che con lui raggiunse un potere ed una rappresentatività mai avuta prima e che non ha più avuto dopo le sue dimissioni da segretario del partito, nel 1993. Craxi è stato il primo Presidente del Consiglio dei Ministri socialista d’Italia, dal 1983 al 1987, guidando uno dei più longevi governi della Prima Repubblica, ed uno dei più innovatori. La sua politica si distinse per riformismo e pragmatismo in una fase storica in cui i due principali partiti, la Dc ed il Pci, apparivano bloccati da veti reciproci e lotte intestine, bloccando anche qualsiasi aspirazione di modernizzazione del Paese, stretto tra Occidente capitalista ed Oriente comunista. Intuendo, forse prima di chiunque altro, la crisi irreversibile del secondo ed il pericolo insito nella finanziarizzazione dell’economia dell’Occidente, Craxi propose soluzioni riformiste per rafforzare il tessuto sociale e produttivo italiano, premiando la libera iniziativa imprenditoriale ma senza dimenticare gli ultimi. Egli voleva sinceramente aiutare i più poveri e fragili, ma cercando soluzioni all’interno dell’economia capitalista e non contro di essa. “Ovunque nel mondo ci sia stato o ci sia una buona causa da difendere, lì troverete i socialisti italiani” era una delle frasi più significative del leader socialista. Ed è quella che campeggia nella tessera di adesione al Psi per il 2025 che è stata presentata alla Camera mercoledì scorso dal segretario nazionale del Psi, Enzo Maraio, insieme a Claudio Martelli e Bobo Craxi. Il Partito Socialista, che sembrava avviato ad un inesorabile declino, acquisì un ruolo centrale nella politica italiana, ponendosi come ago della bilancia tra la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista Italiano. Con lui il Psi divenne il partito della borghesia progressista, europeista e modernizzatrice d’Italia. Il principale problema di politica economica che Bettino si trovò ad affrontare fu l’inflazione, che sin dagli anni ’70 rappresentava un incubo per l’Italia. Vi riuscì attraverso misure di austerità e contenimento della spesa pubblica. La principale di queste fu il taglio della scala mobile, che ridusse l’indicizzazione automatica dei salari all’inflazione, provocando grandi proteste ma contribuendo a stabilizzare l’economia. In campo industriale, il leader socialista sostenne i settori strategici dell’economia e promosse le privatizzazioni. Il risultato fu che l’Italia divenne una grande potenza industriale ed esportatrice puntando su eccellenza, originalità e design, e raggiunse il quinto posto nella classifica internazionale delle potenze industriali, record mai più eguagliato. In campo internazionale, Craxi seppe sfruttare al meglio la sua esperienza di rappresentante del Psi nell’Internazionale socialista e, in un panorama politico come quello italiano, spesso provinciale ed autoreferenziale in maniera imbarazzante, creò un legame solido con vari leader socialisti europei e del resto del mondo. In particolare, seppe creare un vero e proprio asse mediterraneo con altri leader progressisti. Costruì anche un fraterno legame con lo sfortunato leader socialista cileno, Salvador Allende, al punto tale che è stato insignito del Premio Allende alla memoria nel 2009. A livello internazionale, nessun episodio meglio di Sigonella racconta Craxi ed il suo modus operandi: pur nel rispetto dei vincoli atlantici e delle alleanze dell’Italia, Bettino seppe resistere alle pressioni americane sulla gestione del dirottamento dell’Achille Lauro, rivendicando la sovranità italiana. Che l’Italia fosse in grado di combattere efficacemente il terrorismo, lo aveva già dimostrato. Con Sigonella, l’Italia dimostrò anche il suo volto dialogante e pragmatico nelle crisi internazionali, come quella palestinese.

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