Contro la violenza di genere dal Governo poco o niente

di Stefano Amoroso

Le drammatiche notizie di cronaca che riguardano la violenza contro le donne, ormai si susseguono con una cadenza quasi quotidiana. È una guerra strisciante, interna alla società italiana, tra la libertà e l’oppressione, la modernità ed i retaggi del passato. Il 25 novembre si celebra la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, ma la maggioranza dimostra ancora una volta di avere idee confuse ed un’indole conservatrice, se non addirittura reazionaria. Infatti, se risale ad un mese fa (26 ottobre) l’approvazione alla Camera del “DDL Roccella”, che contiene diverse misure giuste e raccomandate dagli esperti sulla prevenzione ed il contrasto alla violenza contro le donne, non dobbiamo dimenticare che cinque mesi prima di quella data, a maggio di quest’anno, le delegazioni dei due principali partiti della maggioranza (FdI e Lega) in Europarlamento, si erano astenute sulla proposta di far aderire l’Unione Europea alla Convenzione di Istanbul, contro la violenza domestica; che, come tutti sanno, è strettamente connessa con la violenza contro le donne: oltre l’80% dei femminicidi, infatti, avvengono in ambito domestico e familiare. Addirittura, due europarlamentari leghiste, Alessandra Basso e Susanna Ceccardi, hanno votato contro l’adesione della UE alla Convenzione di Istanbul. Le motivazioni: fumose e risibili. Come quella, per esempio, che quel voto avrebbe potuto spalancare le porte a future votazioni per “imporre l’agenda Lgbt”. Insomma, vietare un diritto ad una categoria, oggi, per non doverne riconoscere uno simile ad un’altra, domani. Geniale. Tornando al “DDL Roccella”, presentato in realtà dall’ex onorevole calabrese Rosa Maria Di Giorgi (all’epoca PD, oggi aderente ad Italia Viva) nella scorsa legislatura, ci sono numerose novità positive nel contrasto alla violenza di genere: dall’arresto in flagranza differita, al rafforzamento degli strumenti di prevenzione, applicati per la prima volta ai cosiddetti “reati spia”. Ci saranno quindi tempi stringenti, il più possibile rapidi e certi, per la valutazione del rischio da parte della magistratura e la conseguente eventuale applicazione delle misure preventive e cautelari nei confronti dei violenti. Infine, ultimo ma non meno importante, è prevista una formazione specifica degli operatori che, a diverso titolo, sono chiamati ad entrare in contatto con questi reati e le vittime. Tanti bei propositi, insomma, che tuttavia rischiano di restare tali e non essere applicati. Le procure di tutta Italia, per esempio, lamentano la scarsità di braccialetti elettronici a disposizione. Inoltre, i Centri di Igiene Mentale sono quasi ovunque sotto finanziati e con organico ridotto. Le case-famiglia, che sono appena 3 mila in tutta Italia, possono ospitare un massimo di 18 mila persone. Ed infine, il numero degli assistenti sociali è drammaticamente basso in tutto il Paese: sono appena 46 mila, di cui poco più di un quarto lavora presso gli enti locali. Ovvero, dove ce ne sarebbe maggior bisogno. Dunque non basta enunciare bei principi, se poi mancano strumenti operativi e personale per fare sia assistenza che prevenzione e finanche repressione. L’aumento delle pene, come ci ha dimostrato la storia, servirà a poco. In realtà tutti gli esperti sono concordi nel ritenere che il disagio economico, unito a quello mentale ed allo scarso livello culturale, siano i veri nemici da battere. Ognuno di questi è un problema in sé, che va contrastato con ampie e lungimiranti misure sociali, economiche ed assistenziali. E bisogna evitare in tutti i modi che si uniscano, perché altrimenti creano una miscela micidiale. Lo stanno a testimoniare le oltre cento donne morte dall’inizio dell’anno e tante altre che, pur essendo vive, sono state vittime di atroci violenze sia fisiche, che psicologiche. Bisogna mettersi in testa, una volta per tutte, che si sta combattendo una guerra per il futuro della nostra società e dei valori sanciti dalla nostra Costituzione: non possiamo vincerla, con pochi soldati e per giunta male armati.

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