Berlusconi, più che il nome scandalizza la prepotenza

di Nautilus

A prima vista sembra una delle tante polemiche di questa stagione, a volte utili, talora spossanti, quasi sempre retoriche. E invece no. L’intitolazione a Silvio Berlusconi dell’Aeroporto di Malpensa ha acceso polemiche sane, giuste, anche se non tutte ben mirate. Cominciamo dal “campo” della discussione: vale la pena accapigliarsi per cose così? Sì, perché nella vita pubblica ci sono momenti simbolici che hanno un valore immateriale più incisivo di tante scelte concrete. Ma le polemiche vanno ben indirizzate, senza inseguire l’indignazione a buon mercato. Prima obiezione: Berlusconi, pur essendo stato Presidente del Consiglio per nove anni (tanti in effetti!), è stato personaggio altamente divisivo. Argomento non risolutivo: si può essere divisivi ma servendo la Cosa pubblica disinteressatamente e senza ombre. E qui casca l’asino. Pur molto perseguito e poco sanzionato, una condanna pesa comunque su Silvio Berlusconi per reati contro la Pubblica amministrazione, una macchia indelebile, che da sola dovrebbe purtroppo escluderlo dal novero delle personalità che rappresentano la comunità nazionale. Non è moralismo, è senso dello Stato a livello basilare. E poi un aeroporto è cosa diversa da una strada, la cui intitolazione è decisa da un Comune sulla base della sensibilità di una comunità locale. Un aeroporto è una grande agorà internazionale, ariosa e infatti i grandi scali si richiamano a nomi universali: Leonardo da Vinci, Marco Polo, Guglielmo Marconi, Galileo Galilei, Caravaggio, Cristoforo Colombo. Accostare questi nomi a Silvio Berlusconi mette tristezza. E fa risaltare la nota politica stonatissima: l’intitolazione è stato un atto di prepotenza, un blitz consumato in pochi giorni per affermare un potere di scelta di un ministro, in barba alle norme formali (dieci anni dalla scomparsa) e a quelle del buon senso. Anche la famiglia Berlusconi pare non abbia gradito l’azione unilaterale. Sanno per esperienza personale quanto danno nel passato abbiano portato queste forzature. Lo sanno anche gli italiani: sul breve le prepotenze si impongono, ma se sono eccessive si pagano. Sempre

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