Mozione per il congresso nazionale straordinario “Oltre il novecento”

OLTRE IL NOVECENTO

La sinistra libera e responsabile

 

1) PERCHE’ UN CONGRESSO STRAORDINARIO

 

I motivi della convocazione di un congresso straordinario, ad appena un anno di distanza da quello svolto a Salerno, sono sostanzialmente due. Il primo riguarda la messa in sicurezza del Psi dopo le sconcertanti iniziative giudiziarie promosse da un pugno di compagni che si annunciano di troppo lenta soluzione. Nulla da temere, nulla da rimproverarci sul piano della correttezza e della trasparenza. Il tesseramento affidato ai nostri organi provinciali, e sottoposto poi a quelli regionali e nazionali, é stato svolto con la massima correttezza e ha consentito al partito di raggiungere il tetto dei ventunomila iscritti. Questo dato conferma una tendenza che ha permesso al Psi di invertire un trend negativo col quale doveva fare i conti all’indomani del congresso di Montecatini, svolto pochi mesi dopo l’uscita dei socialisti dal Parlamento a causa del mancato apparentamento veltroniano del 2008.

Siccome in diverse città e in molte regioni si assiste al ritorno di compagne e compagni che hanno condiviso con noi, nel tempo, gli stessi valori, il congresso lancia la proposta di ‘Costituenti regionali’ aperte alla cultura laica, ai movimenti civici, all’associazionismo, consentendo loro, come peraltro avviene a livello nazionale, di partecipare con pieno diritto ai nostri lavori.

Non é solo per conferire stabilità e autorevolezza alla nostra comunità che é stato convocato un congresso straordinario. La situazione politica emersa dal voto referendario, la crisi di governo, le nuove tensioni all’interno del partito di maggioranza, l’intervento della Corte che ha invalidato la parte più rilevante della legge elettorale, cui si aggiungono novità decisive a livello internazionale, impongono una fase di profonda riflessione politica anche al Psi, per definire la sua strategia e le sue proposte.

Un congresso straordinario, dunque, perché straordinaria e’ la cornice politica nella quale viviamo. Un congresso che parli non solo e non tanto di noi, ma sappia parlare agli italiani. Un congresso aperto a tutte le migliori risorse dell’area socialista e a tutti coloro che hanno qualcosa da dire e da fare in nome della libertà e della giustizia. Infine, un congresso di rinnovamento che permetta alle nuove generazioni di trovare un punto di riferimento nel più antico partito della storia italiana.

 

 

2) IL MONDO FUORI CONTROLLO

 

In crisi le categorie tradizionali della destra e della sinistra

 

Ormai le categorie tradizionali, quelle stesse che descrivevano i connotati della sinistra e della destra, sono entrate in crisi. Si tratta generalmente, più in Italia che in altri paesi europei, di una delegittimazione con radici ultra ventennali derivante dalla fine del comunismo e dal passaggio a un’epoca diversa. Oggi questa crisi si accentua, resa più acuta com’è da quattro fattori: la globalizzazione, la finanziarizzazione, la rivoluzione tecnologica, le migrazioni.

Il mondo é diventato meno squilibrato, ma l’Occidente ha visto sorgere nuove disuguaglianze, aumentare la povertà, aprire una frattura tra sicurezza e libertà.

Non c’è dubbio. È’ un tempo nuovo. Il tempo della ‘società liquida’ (Bauman), della profonda incertezza, della paura del futuro, di una crisi d’identità che provoca ansia e che non trova più risposta nei parametri della politica. Si tratta di un fenomeno economico e psicologico insieme che produce forti tensioni e una anarchica volontà di cambiamento. Viviamo già gli effetti di questa condizione, a cominciare dagli Stati Uniti dove pure la crisi è meno grave di quella che ha colpito l’Europa.

Trump viene descritto, e talune sue posizioni autorizzano a inquadrarlo come tale, come uomo di destra. Dunque, si potrebbe pensare che l’elettorato americano si sia spostato a destra. Contemporaneamente, però, è dimostrato che ha raccolto consensi nei ceti meno abbienti mentre alcuni sondaggi ci dicono che l’unico che avrebbe potuto batterlo era Sanders, il candidato considerato più a sinistra.

È la riprova che l’elettorato tende a superare le vecchie barriere politiche e si affida a chi propone progetti radicali condotti da leadership solitarie. In Europa questo spazio è occupato da movimenti populisti con pulsioni di destra, ma di fatto decisamente trasversali (il movimento Cinque stelle e quello inglese di Farage soprattutto). Anche le Front national di Marine Le Pen ha un largo e composito nucleo che va ben oltre la destra storica. La conferma è spesso nei programmi che unificano la voce delle opposizioni. A partire dall’antieuropeismo e dall’attacco all’Euro, destra radicale e sinistra estrema manifestano visibili punti di contatto.

D’altronde, quale governo è’ mai esistito più trasversale di quello greco: presieduto da Tsipras e con ministri di un partito di estrema destra? Non si tratta di reato di milazzismo, ma di realistica intesa sul programma. Semmai è lo spazio dei moderati e dei conservatori a restringersi, corroso dalla crisi economica e da una crescente insoddisfazione provocata dalle ondate migratorie. Il centro può contribuire alla vittoria di uno schieramento, ma la vittoria non si costruisce al centro.

 

La sfida del terrorismo

 

La crisi di sovranità degli Stati acuisce le difficoltà di governo. E alle tensioni richiamate si aggiunge quella, la più drammatica, del terrorismo islamico. Il nuovo fanatismo religioso che invita a uccidere gli infedeli porta inevitabilmente acqua al mulino della cultura che tende, come quella di Trump, all’autarchia e al rifiuto degli altri. Non a caso il populismo europeo, compreso quello dei Cinque stelle, ha assunto su tale vicenda una posizione non dissimile.

 

Il ruolo dei socialisti in Europa e nel mondo

 

È del tutto naturale che attorno ai drammatici problemi che hanno spezzato e disarticolato le tradizionali categorie politiche anche il movimento socialista si interroghi, ed è auspicabile che lo faccia non solo spostando più a sinistra il suo asse, com’è avvenuto tra i laburisti con la vittoria d Jeremy Corbyn, o tra i socialisti francesi con il parziale successo di Benoit Hamon.

È’ necessario andare oltre la sinistra tradizionale e lanciare un nuovo riformismo capace di affrontare e risolvere i mali del nostro tempo, un tempo globale, rispetto al quale i ritorni al passato, ai nazionalismi, all’autarchia, appaiono fughe verso l’impossibile.

I grandi temi del presente, quelli che spezzano il canone novecentesco, sono relativi al rapporto tra globalizzazione ed equità, tra finanza e democrazia, tra sviluppo e ambiente. Tra inclusi ed esclusi. Il futuro deve assicurare un mondo più equilibrato, meno povertà, più lavoro, sicurezza. A questi principi generali può ispirarsi solo un movimento socialista che eviti due rischi: quello di un ritorno a un vetero massimalismo, quello di un riflusso e di un appiattimento moderato e tardo liberista.

 

3) UN’ALTRA EUROPA

 

 

Le strade sono due, il rischio da combattere il ritorno all’autosufficienza degli stati nazionali. Per scongiurare una colpevole perdita di ruolo, o l’Europa si dà un assetto federale o si apre alla prospettiva della ‘doppia velocità’. I socialisti italiani si schierano a favore della prima opzione.

Quel che è certo è che non possiamo più fare a meno di Eurobond e di un ministro del Tesoro dell’Unione. Quel che è certo è che la burocrazia, i tecnicismi, gli stessi accordi di Maastricht, ampiamente superati dagli eventi di questo secolo, stanno strozzando l’idea d’Europa dei padri fondatori.

E’ un tempo nuovo. Il tempo del populismo e delle emergenze. Lo stato nazionale ha perso sovranità sui flussi di capitale, il lavoro dipendente si è polverizzato, cresce ovunque la forbice tra grandi ricchezze e grandi povertà, rivoluzione tecnologica e globalizzazione generano opportunità ed incertezza. Tra sicurezza e libertà individuali si è aperta una frattura preoccupante resa ancor più acuta da una durevole crisi economica: l’ascensore sociale funziona solo verso il basso, il ceto medio vive stagioni di profonda fragilità, le giovani generazioni soffrono di mancanza di lavoro e di carenza di futuro. Senza una missione condivisa e riforme strutturali profonde, l’Europa implode, reclusa ai margini del nuovo ordine mondiale.

La missione del socialismo europeo è’ farsi pioniere di un’altra Europa.

La socialdemocrazia vive solo se si rinnova

 

La socialdemocrazia é stata data per morta più volte. All’indomani della fine del comunismo, con la crisi del welfare, dopo l’esplosione del populismo, a seguito di una crisi cui l’Europa ha reagito con una politica suicida ispirata all’austerity, giustamente contrastata dal governo italiano. I socialisti europei devono interrogarsi sui fenomeni che hanno generato nuove tendenze politiche, trovare il senso della loro comune appartenenza capace di superare singoli egoismi nazionali, tracciare un nuovo orizzonte per i cittadini europei. Urge un canone diverso per interpretare società globalizzate e sconvolte dalla rivoluzione tecnologica.

E’ questa la ragione per la quale reiteriamo la richiesta di un Congresso Straordinario del PSE. Una Bad Godesberg del nuovo millennio che prenda atto di mutamenti irreversibili e si metta alla guida per governarli. L’alternativa al silenzio è quella Internazionale della destra che ha preso vita a Coblenza riunendo intanto cinque partiti populisti. Se non vogliamo venire meno alla nostra natura, dobbiamo contrastarla con forza e passione. La strada maestra sono misure di riequilibrio e di contenimento della forza devastante della finanziarizzazione dei mercati, investimenti massicci nella sfera della conoscenza e della ricerca, messa al bando del rigore draconiano.

 

Una politica comune sull’immigrazione. Modificare Dublino

 

Il sentimento comune attorno a cui costruire una nuova Europa è la consapevolezza delle nostre radici, figlie di lunghe battaglie civili e sociali ingaggiate soprattutto dalla tradizione socialista e popolare a partire dalla fine dell’Ottocento. E’ appena iniziato il secolo delle grandi ondate migratorie. La spinta dei popoli a muoversi, alla ricerca di pace e di pane, non si fermerà. Per questo urge la revisione del Trattato di Dublino.

Noi abbiamo un doppio dovere: accogliere i profughi, difendere la nostra identità di donne e uomini liberi, difendere società fondate sulla parità e sul diritto. Il multiculturalismo ha un senso solo se si fonda su questi pilastri. Nessuna tolleranza verso usi e costumi lesivi della parità di genere, delle libertà individuali, del diritto di ciascuno di noi a decidere per sé. Pari responsabilità, uguali diritti, un’unica legge.

Lavori di utilità civica sono essenziali sia per favorire l’integrazione che per corrispondere a ciò che lo Stato investenell’ospitalità.

 

L’Italia e l’Europa

 

È’ decisivo che la politica riacquisti credibilità per sconfiggere i movimenti anti europeisti che si sono affermati in Italia. Nel nostro paese questi ultimi hanno connotati di destra, di sinistra e trasversali e si alimentano non tanto da una fonte ideologica quanto dall’emergenza socioeconomica.

L’Italia ha sofferto più di altri le conseguenze della crisi e di scelte spesso pensate fuori da un contesto strategico. Non sempre la politica governativa, che ha puntato a restare all’interno del vincolo del 3 per cento pur sviluppando un piano di investimenti ben più cospicuo del passato, ha affrontato con lungimiranza il problema.

I socialisti propongono un piano di rilancio economico fondato su investimenti pubblici e privati che possa transitoriamente portare il nostro paese a sfondare il tetto del vincolo europeo, com’é avvenuto in Francia e in Spagna, e che consenta in pochi anni di aumentare  il Pil, abbassare la disoccupazione, sgonfiare il debito per poi rientrare nei parametri di Maastricht.

Per farlo, non c’è bisogno di uno Stato invadente. C’è bisogno di uno Stato presente ed efficiente.

 

4) L’ITALIA RIFORMISTA

 

I socialisti

 

Siamo vivi. Siamo l’unico partito identitario e storico ancora vivo. Con immensi sacrifici, con la dedizione e la passione dei militanti. Le ragioni della nostra resistenza sono due. Una é di ordine storico, una di ordine politico.

Siamo un partito, non una fondazione, ancora in piedi benché in Italia gli eredi della tradizione comunista e cattolica dominino nella narrazione popolare. Invece si devono proprio ai socialisti più che ad altri le più grandi conquiste di progresso, di civiltà e di libertà del nostro paese.

Noi intendiamo mettere un argine alla negligenza e alla colpevole dimenticanza. Dopo aver recuperato l’Avanti! e Mondoperaio, dopo aver costituito la Fondazione per il Socialismo, metteremo in rete le diverse fondazioni, associazioni, club e, come già sta avvenendo in molte regioni italiane, apriremo le porte a quei democratici senza patria provenienti da esperienze civiche e politiche.

Proseguiremo nel rinnovamento del partito, affidandoci con convinzione agli amministratori locali e alle nuove generazioni cresciute nel territorio, senza mai stancarci di gridare all’unità di un mondo che condivide il medesimo ideale.

Ma siamo vivi anche per ragioni politiche. Perché non esiste oggi nel nuovo e consunto sistema politico italiano l’erede del Psi, una forza che, collegandosi alla storia del socialismo riformista e umanitario, faccia propri a un tempo i grandi temi dell’equità e della libertà.

 

Il tramonto del bipolarismo, il ritorno alle identità

 

Il sistema politico italiano figlio di Tangentopoli e della riforma elettorale maggioritaria (1994), consolidato dalla nascita di nuovi soggetti politici, ha avuto un carattere post identitario. I partiti si fondano non sull’idem sentire e neppure sulla convergenza programmatica ma si sono aggregati sulla possibilità di contrastare e battere l’avversario. Questo é stato reso possibile da una legge elettorale che certificava l’esistenza di un bipolarismo oggi giunto al capolinea.

È’ tempo che i partiti sappiano ridefinirsi secondo una strategia d’orizzonte, offrendo agli italiani un progetto di governo credibile della società contemporanea.

Non servono uomini soli al comando. Serve una società dalle responsabilità condivise.

 

La crisi del Pd

 

Il Pd é nato come partito dalla doppia anima. Figlio dei DS e di una Margherita erede di larga parte della sinistra democristiana, ha vissuto in questi anni momenti di acuta tensione. L’ascesa di Renzi ha capovolto i rapporti di forza precedenti, a cominciare dalla emarginazione di larga parte della nomenclatura post comunista. Questo noi abbiamo segnalato come elemento di novità cui si é aggiunta l’adesione al Partito socialista europeo che i suoi predecessori avevano sempre evitato. Gli errori successivi sono stati per tempo segnalati: la mancata elezione di Giuliano Amato a presidente della Repubblica che avrebbe consolidato il patto del Nazareno e reso meno impervio il cammino delle riforme costituzionali, l’errore dell’Italicum con ballotaggio e premio di lista, l’inopportunità di una abolizione pressoché totale dell’Imu sulla prima casa, sono solo tre passi falsi che i socialisti avevano per tempo scoraggiato. Oggi nel Pd si torna a parlare di scissione. Vedremo se si verificherà. Se dovesse configurarsi come prodromo al passaggio a un nuovo sistema identitario potrebbe avere valore positivo. Se invece si prefigurasse come semplice ritorsione politica o come nuovo intralcio a una nuova alleanza riformista e si prefiggesse  l’obiettivo di una pura e semplice union de la gauche, sarebbe anche fuori tempo.

 

La politica del fare

 

Il PSI dovrà presidiare più fronti.

Lanciamo un appello ai radicali italiani per affrontare campagne comuni in tema di diritti, giustizia, libertà civiche, i punti che uniscono storia e futuro di due movimenti che hanno reso l’Italia più libera e più civile.

L’attenzione che dobbiamo riporre nel governo delle comunità locali si intreccia coerentemente con la protezione del territorio e con l’adozione di politiche più decise quanto a tutela del verde, rispetto della natura, rilancio delle Smart city, mobilità pulita. Con il mondo ecologista dovremo prepararci a un confronto serrato.

Lo stesso confronto dovrà proseguire con quella sinistra di governo che non si richiama al PD e che intende sviluppare iniziative utili alla formazione di uno schieramento riformista.

La lealtà verso il Presidente del Consiglio non dovrà precludere ne’ battaglie parlamentari e di governo che nel tempo, e in ultimo con questo congresso, abbiamo sviluppato, ne’ un dibattito da tenere aperto con le forze che compongono l’esecutivo.

L’obiettivo, da rendere compatibile con la nuova legge elettorale, è quello della formazione di liste dove la componente socialista abbia peso e visibilità.

A cominciare dalle prossime elezioni amministrative e regionali, il PSI promuove la formazione di rassemblement aperti alle esperienze civiche democratiche.

 

Una coalizione responsabile

 

Non abbiamo partecipato al conflitto sulla data delle elezioni. Alle elezioni si va ogni cinque anni, a meno che il Parlamento non sia più in grado di esprimere una maggioranza. Resta il problema della legge elettorale che la sentenza della Corte non poteva risolvere. Innanzitutto perché non é compito della Corte, ma del Parlamento, approvare le leggi. E poi perché tra l’Italicum emendato per la Camera e il cosiddetto Consultellum del Senato non esiste armonia. La più clamorosa modifica introdotta dalla Corte é l’eliminazione del ballottaggio, prima richiesta dei socialisti, che hanno sostenuto l’illogicità di un meccanismo oggi divenuto incostituzionale.

Possiamo ritenerci soddisfatti.

La Corte ha salvato invece il premio di maggioranza alla lista con soglia del 40 per cento. Difficile per una sola forza raggiungere la meta. Anche per questo, oltre che per il rispetto che si deve alle singole identità politiche, il Psi aveva da tempo sottoposto al Parlamento  l’opportunità di tornare alle coalizioni. La strada maestra e’ il ritorno al Mattarellum. Ma se si intende ricalcare il testo uscito dalla Corte risulta indispensabile allargare l’istituto delle coalizioni, che resiste al Senato, anche alla Camera, approvando due sbarramenti, uno per le liste coalizzate e uno, più basso, per quelle non coalizzate.

Quello che serve all’Italia é una nuova, pluralista, coesa coalizione di centro-sinistra fondata su pochi fondamentali punti di convergenza. Un patto con gli italiani per un’intera legislatura. Un progetto riformista che sviluppi e aggiorni proposte già discusse nel corso del quadriennio affidandosi al connubio equità – meriti/bisogni, ricucendo la società di mezzo e coinvolgendola nei processi decisionali, operando per allargare la torta della ricchezza e per prevederne una più giusta redistribuzione.

Quel che non può essere contestato al governo é la capacita di aver superato dogmi e tabù del passato in funzione di maggiori garanzie per tutti i lavoratori, anche quelli precari. Non può essere contestato il tentativo di aver posto mano alla riforma della pubblica amministrazione, alla modifica di un arcaico codice per gli appalti, alla riforma della scuola, pur dovendo considerare quella legge soggetta a nuove indispensabili integrazioni.

 

La sconfitta del 4 dicembre

 

La sconfitta al referendum confermativo della riforma costituzionale ha bloccato un percorso riformatore che faticherà a riprendere velocità. Resta il fatto che il voto si é concentrato più sul giudizio attorno al governo e alla figura del suo Presidente, come con un’insolita spietata autocritica ha confermato egli stesso, che non sul merito della riforma. Noi abbiamo sottolineato  l’inopportunità di rincorrere i populisti con tesi populiste, sulla casta e sul costo dei parlamentari, che finiscono solo per portar acqua al mulino dell’antipolitica doc. E aggiungiamo allo stesso tempo un apprezzamento per la coerenza del presidente del Consiglio che subito dopo la sconfitta ha rassegnato le sue dimissioni. Ma non vi è alcun dubbio che molti nodi istituzionali debbano essere sciolti per rendere lo stato più efficiente.

 

Da Gentiloni alla nuova alleanza riformista

 

Il Psi ha assicurato il suo sostegno al presidente Gentiloni. Il governo dovrà partecipare al G7 di Taormina e assistere al semestre di presidenza italiana. Ma dovrà anche decidere come por mano a una manovra correttiva imposta dall’Europa. I socialisti annunciano fin d’ora la loro contrarietà a manovre recessive che porrebbero ancora più a rischio la già debole crescita italiana.

Quel che serve all’Italia é una nuova grande alleanza riformista che sappia sfidare le spinte al rigore a senso unico. Un’alleanza riformista che ponga al centro il lavoro, soprattutto quello giovanile, e che tolga ai populismi benzina nel motore. Non dunque un nuovo sterile massimalismo o un ulivismo di maniera, né un ritorno all’Unione dei diversi di prodiana memoria. Ma una coalizione di laici e cattolici impegnati al rilancio dell’Italia.

 

 

Il futuro è adesso

 

Spetta al Congresso declinare le priorità dei socialisti per il governo dell’Italia.

Eccole.

 

I socialisti proporranno già all’inizio della prossima legislatura l’elezione di una ASSEMBLEA COSTITUENTE per dare inizio a un coerente processo riformatore della Costituzione repubblicana che ponga al primo punto la forma di stato, se presidenziale o parlamentare, da cui coerentemente discendono le successive scelte in materia istituzionale ed elettorale.

 

Il Psi propone di concentrare tutti gli sforzi del governo in direzione di un grande PIANO DI INVESTIMENTI PUBBLICI E PRIVATI, ponendo al primo punto la messa in sicurezza del territorio, incentivi e defiscalizzazioni adeguate e mirate che permettano interventi risolutivi per combattere la disoccupazione. Questo piano può essere supportato da una patrimoniale una tantum per la diminuzione del debito.

Portano la nostra firma il nuovo Codice Appalti, il ‘Piano Citta’ e la proposta di legge per l’istituzione di una ‘No tax area’ nei comuni terremotati.

 

Già alla Conferenza programmatica il Psi accese i riflettori sulla questione della COGESTIONE in coerenza col modello tedesco. Si tratta di una forma di conduzione aziendale che, da un lato, responsabilizza i lavoratori e dall’altro garantisce le imprese sul piano della loro efficienza e produttività, riconoscendo i lavoratori come componente aziendale essenziale e con una remunerazione non scollegata dai profitti.

Allargare la torta della ricchezza significa promuovere l’IMPRESA con politiche di sostegno alle PMI e alle iniziative con forte contenuto innovativo. Infine, l’industria che gode di aiuti pubblici deve impegnarsi a pagare le tasse in Italia e a non delocalizzare la produzione.

 

Una proposta di legge socialista sul REDDITO DI CITTADINANZA giace da due anni in Parlamento. Urge approvarla. Proponiamo di finanziarla con gli introiti derivanti da una maggiore tassazione del gioco d’azzardo.

 

Non rinunciamo affatto a restituire al MERITO e al BISOGNO la centralità che meritano.

In Italia il supporto agli studenti meritevoli e non abbienti è insignificante. Oltre a un rilevante incremento sarebbe necessaria una rete di tutoraggio per far crescere i ragazzi migliori, i nostri talenti. Dalle medie all’ inserimento nel mondo del lavoro. Disperdere capitale umano di valore, come facciamo sistematicamente, è un errore grave. L’investimento sul merito è’ indispensabile, infine, per ricreare una classe dirigente adeguata alle complessità che ci aspettano.

Per questi motivi proponiamo un fondo annuale coperto con lo 0,50% del Pil da destinare a ricerca, formazione, attività scolastiche.

L’assunzione di migliaia di precari nella SCUOLA e’ stata un atto positivo ma va accompagnata dall’aumento dei finanziamenti a vantaggio dell’istruzione pubblica e dalla valorizzazione degli istituti tecnici per preparare al meglio l’ingresso nel mondo del lavoro. Al contempo va potenziato l’organico di sostegno così come si rendono indispensabili investimenti nella realizzazione di nuove strutture scolastiche per l’infanzia.

 

La prossima legislatura dovrà impegnarsi in una decisa RIFORMA FISCALE: meno tasse per le imprese produttive e per i cittadini, tassazione più alta per le attività improduttive.

Nella lotta alla elusione fiscale spicca il tema della tassazione equa delle multinazionali secondo il reddito prodotto nel nostro paese (vedasi il caso APPLE come eclatante esempio). Quanto all’evasione fiscale, i riflettori vanno puntati soprattutto sui grandi gruppi e nella lotta alla criminalità organizzata senza dimenticare le sacche sempre più estese di lavoro nero.

La defiscalizzazione degli interventi privati per il recupero dei beni artistici e monumentali è’ infine la strada maestra da seguire per restituire al mondo della CULTURA la dovuta centralità, accanto a misure straordinarie che valorizzino la creatività dei giovani artisti.

Va resa obbligatoria l’applicazione della norma di legge che prevede per ogni appalto di opere pubbliche una percentuale da destinare a realizzazioni artistiche.

 

Quanto alle PENSIONI, i socialisti ritengono che le pensioni più elevate devono essere ridotte se non hanno una base coerente  di contributi versati, in funzione dell’elevamento delle pensioni più basse. Un sano riequilibrio utile anche per rilanciare i consumi.

È’ socialista la proposta, promossa dalla UIL, di estensione della 14ma mensilità ai pensionati. Nostri prossimi obiettivi: rivalutazione delle pensioni superiori al minimo ed estensione del bonus di 80 Euro.

 

Impiegare le nostre forze nell’approvazione di un piano straordinario per la CASA e per l’housing sociale a vantaggio di giovani coppie e di quanti non riescono a soddisfare mutui contratti per l’acquisto di un’abitazione. Ai finanziamenti già postati dal governo vanno aggiunte ulteriori risorse.

Infine, va promossa la conversione del patrimonio comunale immobilizzato nelle partecipate in enti immobiliari che garantiscano l’accesso alla casa a prezzi calmierati.

 

Ben prima di altri, della QUESTIONE BANCARIA i socialisti hanno fatto un cavallo di battaglia appoggiando le iniziative della associazione Interessi comuni e presentando proposte di legge contro il bail in e per la riforma della centrale rischi. Ora sono impegnati a sostenere la commissione d’indagine parlamentare perché concluda i lavori con la dovuta celerità.

Occorre promuovere una grande campagna di sensibilizzazione e di conoscenza. I socialisti propongono che in ogni scuola media (inferiore e superiore) venga inserita almeno un’ora a settimana di Educazione economico-finanziaria.

La Rai, a sua volta, dovrebbe prevedere nel suo palinsesto programmi accattivanti che trattino i temi di educazione finanziaria e gestione del risparmio.

 

La GIUSTIZIA GIUSTA  è un tema caro ai socialisti. Garantismo, efficienza, legalità costituiscono i pilastri del nostro programma.  Anche per questo si rivela improcrastinabile la necessità di separare le carriere dei magistrati inquirenti e giudicanti, visto che la loro aggregazione appartiene solo alla storia dei paesi autoritari, e di prescrivere l’elezione per sorteggio del Csm.

La responsabilità civile dei magistrati porta la nostra firma così come, in omaggio alla trasparenza, la prima misura operativa relativa ai ‘gruppi di interesse’.

Insomma: reciproco rispetto, reciproca autonomia.

 

I socialisti, dopo la battaglia vinta  sulla regolamentazione delle unioni civili, sono in prima linea nella soluzione della questione del fine vita perche’ l’Italia, anche su questa materia, si affianchi agli altri paesi europei. Dalla morte di Eluana Englaro la legge sul testamento biologico è stata per anni dimenticata ma, grazie all’ iniziativa dei socialisti in collaborazione  con i radicali, la legge è stata calendarizzata e potrebbe essere presto in dirittura di arrivo.

Restano ancora aperte le questioni dell’introduzione del reato di tortura, della legge contro l’omofobia e dello ius soli.

 

Un sostegno pieno, infine, alla Fgs impegnata sul fronte della legalizzazione della cannabis.

 

 

Hanno aderito alla mozione ‘OLTRE IL NOVECENTO La sinistra libera e responsabile’ candidando alla segreteria nazionale del partito Riccardo Nencini:

 

Accoto Mario

Acquaviva Gennaro

Ajazi Arjan

Alati Leo

Alberti Sergio

Albertini Giuseppe

Aloisi Alberto

Altini Claudio

Andreini Marco

Anello Gaspare

Angelini Marisa

Antognetti Adriano

Antonioli Marco

Anzilotti Marisa

Armandi Lorenzo

Ascenzi Antonio

Atzeni Simone

Avvisano Sandro

Bacchetta Luciano

Barbabella Franco Raimondo

Barra Gaetano

Baruzzo Sauro

Bastioli Enrico

Bellissima Romano

Belloni Laura

Belmonte Emiliano

Benaglia Franco

Benedetti Luca

Bertaggia Michele

Bertinazzo Alessandro

Bertini Roberto

Beschi Sergio

Biagioni Massimo

Bianco Marino

Bisulli Anna Maria

Bochicchio Antonio

Bonini Sirio

Bonsignori Fausto

Borgoglio Felice

Brero Giorgio

Bucci Claudio

Buconi Massimo

Buemi Enrico

Burlando Angela Francesca

Cafora Felice

Calogiuri Noemi

Campana Claudio

Canonico Marco

Capitini Ameriga

Capizzi Vincenzo

Caprioli Pasquale

Capuano Carmine

Carini Cesare

Carletti Paolo

Carugno Massimo

Caruso Franz

Castiglione Andrea

Castria Francesco

Catraro Lorenzo

Celentano Rocco

Ceremigna Enzo

Cerquaglia Zefferino

Chianella Giuseppe

Chiodarelli Michele

Chirico Maria Luisa

Cianfanelli Elisabetta

Cinti Luciani Rita

Ciotoli Antonio

Cipriani Graziano

Collio Enzo

Consonni Santo

Conti Dario

Conti Giuseppe

Corelli Carlo Lorenzo

Costamagna Ivo

Covatta Luigi

Crea Antonio

Crema Giovanni

Crostella Saverio Francesco

Crusi Pasquale

Cuneo Carlo

Cuocolo Maria Rosaria

D’antona Giuseppe

D’apice Valter

D’aronzo Giovanni

D’eramo Regina

D’ippolito Vittorio

De Bettin Alessandra

De Donatis Roberto

De Lucia Francesco

De Mattia Pasquale

De Pace Paolo

Del Bue Mauro

Del Cimmuto Loreto

Del Ciondolo Giorgio

Del Duca Silvano

Di Giacinto Giovanni

Diquattro Carmelo

Fallani Patrizia

Fanto’ Luca

Fazzalari Giada

Fichera Daniele

Filosa Aldo

Forcella Giacomo

Franchi Franco

Gai Franco

Galfetti Vannina

Gialletti Evasio

Gianello Giacomo

Giansanti Nicola

Giordani Luigi

Giorgi Francesco

Giribuola Giovanni

Gitto Antonio

Gradilone Rosaria (Sonia)

Grillini Daniela

Iacovissi Vincenzo

Iafrate Martina

Iannelli Carlo

Ibba Raimondo

Ierace Domenico

Incarnato Luigi

Intini Ugo

Iorio Luigi

La Rosa Barbara

Lamacchia Michele

Lebrino Giovanni Maria

Lecca Gianfranco

Leone Francesco

Locatelli Pia Elda

Loguercio Innocenzo

Lollobattista Roberto

Lombardi Marina

Longo Fausto Guilherme

Lotto Pietro

Macori Guerrino

Maggi Calogero

Magnani Fabrizio

Malafarina Antonio

Mameli Luca

Mancini Agostina

Mancino Gennaro

Mantovani Silvana

Maraio Vincenzo

Marangoni Luigi

Marchetti Patrizia

Marciano Antonella

Marinelli Cinzia

Marino Caterina

Masciale Emanuele

Masia Pierangelo

Mastroleo Gianvito

Mastrolia Addolorata

Mattia Salvatore

Melis Antonio

Mengozzi Katia

Meringolo Francesco

Mezzina Silvestro

Michelozzi Alessandro

Miele Giovanna

Mignogna Daniela

Milana Giovanni

Miniscalco Marcello

Monaci Giuseppe

Morchio Fabio

Moriconi Rita

Mortandello Riccardo

Nalbone Roberto

Nardi Elisabetta

Nascone Dario

Nazzi Stefano

Nenni Pierpaolo

Nuti Tina

Oddo Salvatore

Oranges Alberto

Orlando Giovanni Franco

Padovani Gianni

Palillo Giovanni

Pane Salvatore

Paolino Giovanni

Papasso Giovanni

Parea Federico

Parrella Ilaria

Pascale Mario Michele

Pasquotti Ottavio

Pastore Francesco

Pastorelli Oreste

Pecheux Emanuele

Pellegrino Donato

Pera Rossella

Perra Raimondo

Pesino Roberto

Piccirillo Claudio

Pierini Giovanni

Pieroni Moreno

Pietracci Alessandro

Pietrantuono Francesco

Piluso Luciano

Pisani Maria Cristina

Poleggi Filippo

Poli Paola

Ponzi Biagio

Proietti Emanuele

Pugnana Luca

Ramoino Piero

Ranaldi Gianrico

Rapa Boris

Repeti Aldo

Riccio Lucia

Riccio Marco

Riccomi Roberto

Rizzitiello Filiberto

Rocchi Lidio

Romanzi Luciano

Rometti Silvano

Rufo Diego

Ruggiero Angelo

Russo Simona

Ruvolo Antonio

Saieva Roberto

Salvucci Gianfranco

Sangalli Riedmiller Ilde

Santarelli Michele

Sarubbi Rosario

Sassoli Elisa

Schietroma Gian Franco

Scimmi Leonardo

Seccarecci Dino

Seri Massimo

Serpillo Mario

Siciliano Agostino

Signorelli Ulisse

Simeone Antonio

Simone Franco

Stori Gabriella

Strada Marco

Tantone Raffaele

Tanzarella Domenico

Tirini Sandro

Trovato Paolo

Tufi Mario

Ubertini Carlo

Vagnoni Paride

Valvano Livio

Vasselli Augusto

Vazzoler Sergio

Venturino Antonio

Viaggi Maurizio

Vigliar Maria Laura

Vitali Sandro

Vizzini Carlo

Vucas Roberto

Zanetti Sergio

Zoller Nicola

Zubbani Angelo

 

 

Hanno sottoscritto la mozione anche Amministratori, ex parlamentari, dirigenti locali del partito tra i quali:

 

Borgia Franco

Salerno Gabriele

Santarelli Giulio

Iacono Franco

Cristoni Paolo

Natta Fabio

Larese Filon Daniela

Gambardella Elisa

D’Ambra Francesca

Berti Adele

Broi Mauro

Carta Monica

Cionfrini Maurizio

D’Ambrosio Giorgio

De Gioia Roberto

De Masi Roberto

Iacomelli Elisabetta

La Roccia Luigi

Lo Nigro Piero

Luppichini Graziano

Magnani Silvia

Massimino Angioletta

Merella Arcangelo

Padovano Riccardo

Roma Scipione

Scardaone Luigi

Sorrente Carlo

Taglieri Luisa

Testa Mauro

Toffalini Umberto

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